Come è stata trovata la ragazza fantasma che ha vissuto per 17 anni dentro una fabbrica a Brescia
Sono quasi diciotto gli anni che una ragazzina è stata costretta a vivere all'interno di una fabbrica tessile nella zona della Bassa pianura lombarda dove esistono diversi laboratori clandestini. Un tempo lunghissimo vissuto in un buco nero, senza avere mai la possibilità di andare a scuola o di essere visitata da un medico.
Secondo quanto ricostruito da Fanpage.it, la ragazzina (oggi maggiorenne) sarebbe stata ritrovata qualche mese fa all'interno di una fabbrica nel comune di Mazzano, in provincia di Brescia, in seguito a un blitz della polizia locale e della guardia di finanza. Della ragazza sono note poche informazioni: di origini cinesi, come i genitori e i gestori della fabbrica dalla quale è stata liberata, oltre alla data e al luogo di nascita.
L'unico documento a essere stato ritrovato sino a ora dagli investigatori sarebbe infatti un certificato di nascita a suo nome, registrato all'anagrafe di Rovigo nel 2006. Da quel momento di lei si perdono le tracce: non sono stati ritrovati certificati scolastici che potessero testimoniarne la presenza in un'aula scolastica, non sembrano esistere certificati medici a suo nome, così come amici o familiari, niente. Come se non avesse avuto vita se non dentro le mura della fabbrica di calzature, l'unico mondo che la ragazza sembra aver mai conosciuto.
L'unico parente di cui si conosce l'esistenza è la madre, anche lei di origini cinesi, anche lei lavoratrice all'interno della fabbrica bresciana. Le due sembrano aver trascorso la loro intera esistenza spostandosi, per più di diciassette anni, tra tanti buchi neri: fabbriche e aziende sparse tra il Veneto e la Lombardia dove le operaie e gli operai, nella maggior parte dei casi sconosciuti alla burocrazia nazionale, lavorano giorno e notte senza mai uscire, dormendo in giacigli di fortuna sistemati per terra, in scantinati o soffitte, in uno stato di alienante sfruttamento.
Il futuro della ragazza è ora nelle mani della Questura e del tribunale di Brescia a cui è affidato il compito di rilasciare il permesso di soggiorno e i regolari documenti necessari a trovare un lavoro e così costruirsi una vita alla luce del sole, senza doversi più nascondersi tra le mura di una fabbrica.
Mentre proseguono le indagini, il timore è però che non si tratti di un caso isolato ma che possano esistere tante altre ragazze fantasma la cui esistenza rimane, a oggi, tragicamente segregata in stabilimenti e fabbriche illegali sparse nel Nord Italia.