video suggerito
video suggerito

Clarissa e la sindrome di down: “Non è facile dire ‘lavoro’”. Ma con Il pane di Sandro è possibile

A Como è nato “Il pane di Sandro”, forno in cui lavorano ragazzi disabili o in situazioni di fragilità. Qui il lavoro, come il pane, è un diritto di tutti.
A cura di Chiara Daffini
1.922 CONDIVISIONI
Video thumbnail
Clarissa e Massogbe
Clarissa e Massogbe

“Tre euro e 31 centesimi”. Lo scandisce con chiarezza gentile Clarissa, mentre imbusta il pane e batte lo scontrino. Lo sguardo attento dietro gli occhiali, i capelli rossi raccolti in una lunga treccia. “Vuole anche la pizza? Oggi abbiamo quella con salsiccia e friarielli”.

"A Sandro piaceva tanto il pane"

Ha aperto da pochi giorni “Il pane di Sandro”, un forno in via Carso, a Como, dove lavorano otto ragazze e ragazzi in situazione di fragilità: chi affetto da sindrome di Down, come Clarissa e Chiara, chi richiedente asilo politico, come Massogbe, chi con alle spalle una storia travagliata di affido, come Antonio. Il nome del negozio è quello di un bimbo vissuto nella grande casa dove l’associazione Cometa, a cui fa capo il panificio, accoglie minori tolti alle famiglie di origine. “Sandro – spiega Alessandro Mele, direttore generale di Cometa – era un bambino a cui piaceva tanto il pane”. Il pane è una cosa semplice, che dovrebbe essere un diritto per tutti, proprio come il lavoro. Da qui l’idea di un panificio per dare spazio, socialità, abilità professionali e quindi dignità a quei ragazzi e ragazze a rischio di emarginazione.

Il pane di Sandro è fatto con lievito madre e lievitato due giorni
Il pane di Sandro è fatto con lievito madre e lievitato due giorni

"Durante il lockdown ricominciamo dal pane"

Cometa ha messo in campo da tempo iniziative per favorire l’inclusione lavorativa, come il bar bistrot Anagramma a Cernobbio, la falegnameria e il negozio For&From in centro a Como. “Durante il lockdown – spiega Marco Faccioli, responsabile dell’area ristorazione di Cometa – i nostri ragazzi impegnati nel servizio catering hanno dovuto fermarsi, come tutti gli operatori del settore. Ma per loro il lavoro non è solo fonte di reddito, è anche e soprattutto strumento abilitativo. Per questo abbiamo deciso di ripartire dal pane”.

L'ingresso del forno in via Carso a Como
L'ingresso del forno in via Carso a Como

Una ricetta che arriva da lontano

La ricetta del pane di Sandro – lievito madre con due giorni di lievitazione – insieme a Faccioli, l’ha studiata Antonio Monaco, mastro pasticcere e fornaio di Cometa. Tutti i prodotti da forno venduti nel panificio di Como e nel bistrot di Cernobbio sono infatti preparati dagli allievi della scuola di Cometa, coordinati da Antonio. “Sono arrivato a Cometa da Napoli quando avevo dieci anni – racconta il pasticcere -, la mia famiglia d’origine aveva gravi problemi, così sono stato accolto da papà Erasmo e mamma Serena. Ho trascorso con loro tutta l’adolescenza, ma una volta raggiunta la maggiore età ho sentito il bisogno di tornare dai miei genitori naturali. Non è andata bene, i problemi non erano svaniti e io allora ero troppo giovane e immaturo per capire come stavano le cose. Ho rischiato di perdere tutto quello che avevo costruito a Cometa, per fortuna papà Erasmo mi è rimasto accanto, mi ha riportato a Como e mi ha aiutato a trovare un lavoro, dato che nel frattempo avevo anche lasciato l’università. Così, da un’esperienza in pasticceria, è nata la mia passione, che poi ho fatto fruttare per tutti gli altri ragazzi”. E non solo: “Ho seguito l’esempio di mamma Serena e papà Erasmo: adesso, insieme a mia moglie, ho anche io tre bimbi in affido”.

Gli interni del panificio, in cui si può anche consumare pizza seduti ai tavolini
Gli interni del panificio, in cui si può anche consumare pizza seduti ai tavolini

Dalla storia di due famiglie a quella di .1300 ragazzi

“Cometa – dice Mele – è una storia che nasce da un primo sì, è una storia imprevista, imprevedibile”. E lo è davvero: nel 1986 due famiglie, Innocente e Marina, Erasmo e Serena, aprono il cuore e la casa a un bambino in difficoltà: ha inizio così la prima esperienza di accoglienza. Da incontro a incontro, di bambino in bambino, nel tempo si sviluppa una rete di famiglie e amici che si costituiscono poi nel 2000 nell’associazione Cometa. Come a dire che se non sei nato sotto una buona stella, la buona stella può venire da te. Nello stesso luogo si affianca la proposta educativa diurna: ogni giorno, dopo la scuola, un centinaio di bambini e ragazzi trovano in Cometa un’equipe di educatori e insegnanti. L’aiuto allo studio, le attività ricreative e sportive diventano un’occasione per vivere insieme, per crescere e diventare adulti. Quindi il lavoro: nel 2008 nasce la cooperativa sociale Contrada degli Artigiani, costituita con l’obiettivo di offrire opportunità lavorative e di tirocinio per gli studenti in formazione professionale e i giovani con disabilità. Ancora, nel 2015, il bar didattico Anagramma, nel 2016 il liceo artigianale e nel 2019 il negozio “Far&From”. Oggi il “Pane di Sandro”. In tutto sono 1300 i bambini e i ragazzi che ogni giorno transitano negli spazi di Cometa.

La grande casa di Cometa
La grande casa di Cometa

“La disabilità è di tutti”

“In fondo tutti, potenzialmente, corriamo il rischio di diventare disabili in qualcosa – commenta Giovanna Cappi, responsabile del “Pane di Sandro” -, a seguito di un incidente, di una malattia o anche solo di vecchiaia. È molto importante normalizzare la disabilità e non nasconderla come si faceva un tempo: basta essere creativi e trovare nuove vie per comunicare, come facciamo noi ogni giorno con i nostri ragazzi. E la gente lo apprezza, riesce a immedesimarsi e pensa: quello potrebbe essere mio figlio, mio fratello, mio nipote…”

Chiara e Clarissa
Chiara e Clarissa
1.922 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views