Ciro Di Maio accusato di spacciare droga dello stupro si difende: “Era per uso personale”
"La droga per lo stupro era per uso personale". Così si difende il conduttore tv Ciro Di Maio davanti al giudice nel processo che lo vede imputato con l'accusa di detenzione a fini di spaccio di 4 litri di Gbl, la sostanza meglio conosciuta come "droga dello stupro". L'arresto per lui era scattato lo scorso 24 agosto, mentre ora durante il processo il pubblico ministero Leonardo Lesti ha chiesto due anni di reclusione e tremila euro di multa.
L'accusa non crede alla droga come uso personale
Il conduttore tv ha sempre detto che "la sostanza era per me, sono dipendente". Niente spaccio quindi per la linea difensiva: "Non sono uno spacciatore. La sostanza non era destinata a feste o altro, sto cercando di seguire un programma terapeutico che prevede di scalare, riducendo mano a mano il consumo". Alla tesi dell'uso personale non crede la Procura: il pm non crede che la droga non fosse per uso personale e lo "dimostra" in aula con una "serie di acquisti fatti sul web nel corso nel tempo per quantità rilevanti", oltre che alle "chat acquisite sul suo telefono" nel dicembre 2020.
La difesa chiede l'assoluzione
Il legale del conduttore Nadia Savoca ieri in aula ha chiesto l'assoluzione: "La Procura ha messo alla gogna un uomo che ora sui social è stato addirittura additato come stupratore. In questi mesi ha subito una violenza mediatica, ma la Procura si sta sbagliando. Non è uno spacciatore, ma una persona con problemi di tossicodipendenza". E poi aggiunge: "Il quantitativo della droga in possesso a Di Maio non può essere l'unico elemento per dimostrare la cessione a terzi della sostanza". Per questo l'avvocato – come precisa Affari Italiani – ha chiesto l'assoluzione perché non costituisce reato: la difesa parla solo di un illecito amministrativo. La decisione del giudice è attesa per domani giovedì 7 luglio.