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Ciclisti investiti, Massa Marmocchi: “Si muova la politica, non deve essere una guerra con gli automobilisti”

Intervistati da Fanpage.it, i referenti di Massa Marmocchi parlano del problema sicurezza per i ciclisti a Milano. Secondo l’associazione che si occupa di accompagnare i bambini a scuola, la sensibilità cittadina sta crescendo ma senza un intervento della politica rischia di scoppiare una guerra con gli automobilisti.
A cura di Enrico Spaccini
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Bambini vanno a scuola in bici (foto da Facebook - Massa Marmocchi - Milano)
Bambini vanno a scuola in bici (foto da Facebook – Massa Marmocchi – Milano)

Con i due incidenti che hanno portato alla morte di Francesca Quaglia e al ferimento di una donna di 42 anni, a Milano è tornato centrale il dibattito sulla sicurezza in strada per i ciclisti. Per due sere consecutive, il 29 e 30 agosto, le numerose associazioni cittadine che si occupano del tema hanno dato vita a presidi che sono arrivati fin sotto Palazzo Marino per chiedere un'attenzione maggiore da parte della politica. Tra loro, anche Massa Marmocchi: "Serve un intervento un po' più incisivo da parte dell'amministrazione pubblica", hanno affermato i referenti a Fanpage.it, "perché con il non-intervento poi diventa una guerra ciclisti contro automobilisti e non deve essere così".

"La sensibilità sta crescendo, ma la politica ancora traballa"

Massa Marmocchi è un'associazione di volontariato fatta di cittadini milanesi che si occupano di accompagnare a scuola i bambini in bicicletta. Un'attività che va avanti da oltre 10 anni e che con il passare del tempo ha portato vere "masse" di ragazzini a scegliere le due ruote come mezzo per raggiungere i propri compagni di classe ogni mattina. "Il nostro sogno è che un domani non ci sia più bisogno di noi", spiegano, "perché vorrà dire che i bambini con o senza i genitori potranno pedalare liberamente e in sicurezza".

La strada che separa Milano al raggiungimento di questo obiettivo, però, sembra ancora molta. "Ci sono sempre più genitori che ci chiedono di aiutarli e, anzi, spesso sono i bambini stessi a trascinarli da noi", raccontano i referenti di Massa Marmocchi, "vuol dire che c'è una sensibilità che cresce, ma dal punto di vista politico e regolamentare ancora stiamo un po' traballando".

I sensori per i camion e la città a 30 all'ora

In seguito all'incidente del 29 agosto che ha portato alla morte di Francesca Quaglia e a quello del 30 agosto che ha provocato il ferimento di una 42enne, il sindaco di Milano Beppe Sala ha annunciato l'intenzione di studiare un "piano bici" per la città. Questo avrà al suo interno l'obbligo dei sensori per eliminare il problema dell'angolo cieco dei mezzi pesanti (che potrebbe aver contribuito alla morte di Quaglia) e un rafforzamento del progetto della città 30 all'ora.

Se la prima misura dovrebbe ormai essere alle porte, dato che entrerà in vigore dal prossimo ottobre, per la seconda ancora c'è da lavorare. Per Massa Marmocchi, però, "bisogna provarci. È ovvio che l'impatto di un'auto con un ciclista o con un pedone a 30 all'ora comporta determinate conseguenze, a 50 all'ora ben altre".

Cambiare prospettiva

Il punto per Massa Marmocchi, comunque, è uno solo: cambiare prospettiva, partire dai soggetti più deboli. "Ancora c'è l'idea che gli automobilisti siano i padroni della strada", spiegano, "ma bisognerebbe rovesciarla, perché tutti siamo alternativamente non per forza ciclisti, ma sicuramente pedoni e automobilisti. Anche noi guidiamo un'auto, ma bisogna tenere conto che non sono solo sulla strada. Deve esserci spazio per tutti, ma qui ancora c'è un po' di anarchia".

A chi invece sostiene che è meglio non usare le bici a Milano perché è pericoloso, l'associazione risponde che "la bici non viene usata per vezzo: per tanti è un modo molto più economico, più comodo e più veloce per muoversi in città oltre che molto più sostenibile, quindi queste affermazioni sono fuori dal tempo".

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