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“Ci vediamo nell’altro mondo”, il messaggio di Mauro Pamiro all’amico: per la Procura è suicidio

Il pubblico ministro ha fatto richiesta di archiviazione sulla morte di Mauro Pamiro, il professore di informatica di 44 anni trovato morto la mattina del 29 giugno in un cantiere edile di Crema. Per il magistrato avrebbe fatto tutto da solo: le certezze sarebbero da cercare nei messaggi inviati poco prima all’amico. Si legge: “Ho capito cosa devo fare, spero”, “Ci vediamo nell’altro mondo”. Da qualche giorno il professore parlava di aver avuto un’illuminazione.
A cura di Giorgia Venturini
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Il professore Mauro Pamiro morto trovato morto lo scorso giugno in un cantiere
Il professore Mauro Pamiro morto trovato morto lo scorso giugno in un cantiere

Avrebbe fatto tutto da solo Mauro Pamiro, il professore di informatica di 44 anni trovato morto la mattina del 29 giugno in un cantiere edile di via Don Mazzalari, nel quartiere dei Sabbioni, a Crema. Avrebbe raggiunto da solo un cantiere a 200 metri dalla casa con cui abitava con la moglie, sarebbe salito a piedi scalzi sul tetto di una struttura in costruzione e si sarebbe lanciato nel vuoto. Per la Procura non ci sono dubbi, si tratta di suicidio e non di omicidio: per questo il pubblico ministero circa sette mesi dopo l'accaduto ha fatto richiesta di archiviazione. Ma sono proprio nelle Carte del magistrato che emergono ulteriori dettagli. Come spiega il Corriere della Sera, la sera del 27 giugno Mauro svela in parte i suoi piani a un amico attraverso dei messaggi di Whatsapp con scritto: "Ho capito cosa devo fare, spero", "Ci vediamo nell'altro mondo". L'amico, che ha trascorso con la vittima qualche ora pochi giorni prima della morte, agli inquirenti ha spiegato che Mauro continuava a ripetere di "di aver avuto una rivelazione, una illuminazione". Nonché "discorsi inusuali sulla comprensione dei segreti dell'universo".

L'autopsia non ha trovate tracce di Dna di terzi

Tutti messaggi, dai significati "mistici", che hanno convinto gli inquirenti a seguire e confermare la pista del suicidio. Spetta ora al giudice per le indagini preliminari accettare o meno la richiesta di archiviazione. Intanto restano delle certezze: primo, dalle indagini è emerso che nel pomeriggio di sabato, il giorno prima della morte, Pamiro era andato a trovare degli amici in bicicletta, raggiunto successivamente dalla moglie. Sul tardi pomeriggio poi il professore aveva lasciato la compagnia per poi essere ripreso in un unico filmato delle telecamere di video sorveglianza alle due di notte. Secondo, il corpo senza vita è stato trovato dai lavoratori del cantiere la mattina di lunedì una volta rientrati al lavoro. Sul cadavere in fronte un foro aveva ingannato le forze di polizia facendo credere si trattasse di un colpo di pistola. L'autopsia invece aveva rivelato che a forare la fronte del 44enne sarebbe stata una pietra colpita durante la caduta a terra. Terzo, Debora, la moglie, non c’entra nulla. Le indagini in un primo momento infatti erano ricadute su di lei. Era stato il padre della vittima a riferire che il figlio soffriva di distrofia muscolare di Becker, una malattia degenerativa progressiva e invalidante che gli causava forti dolori e che non gli avrebbe permesso di arrampicarsi sulle impalcature del cantiere e di buttarsi giù. Cosa che aveva fatto pensare in un primo momento a omicidio. I test medici però non hanno mai trovato tracce di Dna di terzi sul luogo dell'accaduto.

Restano da capire le motivazioni del gesto

Per gli inquirenti resta l'unico mistero della motivazione: si si ha ancora certezza su cosa abbia convinto il professore a commettere un gesto simile. Anche se tutto sarebbe da ricondurre a questi messaggi mistici e ai loro significati: "Ci vediamo in un altro mondo". Resta da capire quali sono le rivelazioni e illuminazioni di cui ha parlato Mauro Pamiro.

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