Morto a 16 anni durante una gara di moto a Biassono: a processo sei ragazzi
Si sono concluse le indagini preliminari e si attende ora il rinvio a giudizio per sei ragazzi brianzoli che erano presenti al moto-raduno non autorizzato che si è svolto a Biassono, in provincia di Monza, nel marzo 2023 e nel quale ha perso la vita un ragazzo di 16 anni di Monza.
In quell'occasione il ragazzo, mentre accelerava sul rettilineo di via Friuli, era stato colpito da un'automobile con a bordo un 23enne di Seregno che aveva svoltato per parcheggiare. Il conducente che guidava l'automobile è ora accusato di omicidio stradale, mentre per i sei ragazzi si attende un rinvio a giudizio con l'accusa di aver organizzato e partecipato a competizioni non autorizzate in velocità.
I fatti in questione risalgono al 12 marzo 2023, quando su via Friuli, nella zona industriale di Biassono, è stata organizzata quella che i Pm hanno definito una "corsa clandestina" di motorini, pubblicizzata anche attraverso locandine diffuse sui social. All'evento avevano partecipato circa un centinaio di persone.
Come si vede nei video registrati da molti ragazzi presenti, il 16enne aveva lanciato la sua moto (una Tm Racing Enduro 125) ad alta velocità lungo il rettilineo, affiancato da altri due ragazzi. Secondo l'accusa si sarebbe trattato di una vera e propria gara di accelerazione. Durante la corsa, però, una Polo che stava percorrendo la strada aveva svoltato a sinistra per parcheggiare, prendendo in pieno il giovane e uno degli altri due ragazzi, un 18enne. Per il 16enne non c'era stato nulla da fare, mentre l'amico era stato portato in ospedale con qualche lieve ferita.
Le indagini, sulle quali hanno lavorato la Procura di Monza, con il sostituto Michele Trianni, e quella dei minori, si sono concentrate sui due ragazzi che hanno corso insieme al 16enne, su un ragazzo oggi 21enne che avrebbe organizzato il raduno e su due giovani che avrebbero realizzato e diffuso la locandina dell'evento. Per tutti loro il pm sostiene la violazione della norma del codice della strada che vieta l'organizzazione e la partecipazione di "competizioni non autorizzate in velocità, con veicoli a motore".
A favore della propria accusa, il pubblico ministero cita anche il fatto che i ragazzi si sarebbero dotati di "apparati di registrazione audio e video mobili" per documentare il raduno, che era stato pubblicizzato attraverso canali social non pubblici, vista la natura clandestina dell'evento.