Chiuse le indagini sull’ex assessore leghista Massimo Adriatici: “Sparò al 39enne per difendersi”
Sono state chiuse le indagini su Massimo Adriatici, l'ex assessore leghista alla Sicurezza di Voghera (Pavia) che il 20 luglio 2021 sparò e uccise Youns El Boussettaoui dopo un litigio avvenuto in piazza Meardi. Per la Procura, il capo di imputazione sarà eccesso colposo di legittima difesa.
Sulla notizia si è espresso anche il difensore di Adriatici, Gabriele Pipicelli che ha affermato di prendere atto dall'avviso di conclusione delle indagini "nonostante i tentativi di condizionamento con le farneticanti ipotesi prive di pregio giuridico sostenute da una parte della stampa, che la contestazione è quella di un eccesso colposo di legittima difesa" .
La ricostruzione della Procura
Nell'avviso, si legge che Adriatici sarebbe stato aggredito dall'uomo con una manata al volto che sarebbe stata talmente forte da farlo cadere a terra e fargli perdere gli occhiali. Per la Procura – l'indagine è stata condotta dal pubblico ministero Roberto Valli – El Boussetaoui si sarebbe avvicinato un'altra volta e lo avrebbe colpito nuovamente. A quel punto, Adriatici avrebbe estratto la sua pistola e avrebbe sparato.
Per la Procura, la reazione sarebbe stata sproporzionata al pericolo, ma non intenzionalmente: "È chiaro che in ogni caso, in questa triste vicenda, il ruolo dell’avvocato Adriatici è stato quello dell’aggredito che si è difeso", ha detto il legale al quotidiano "Il Corriere della Sera".
Cosa contestavano gli avvocati
La ricostruzione è stata fin da subito contestata dai legali dei familiari della vittima, gli avvocati Marco Romagnoli e Debora Piazza: tra le anomalie contestate c'erano sia le modalità con cui è stata eseguita l'autopsia (i legali non erano stati informati) sia il fatto che siano stati ignorati i video delle telecamere che dimostrerebbero come Adriatici abbia pedinato l'uomo.
Sempre nei filmati, si vedrebbe Adriatici muoversi, dopo aver sparato e mentre i carabinieri eseguono i rilievi, all'interno della scena del crimine senza che nessuno lo fermi. L'ex esponente della Lega avrebbe parlato e rivolto saluti amichevoli alle forze dell'ordine presenti, avrebbe usato il cellulare in tranquillità. Nei mesi successivi, sarebbe emerso anche un ulteriore dettaglio e cioè che l'ex assessore abbia parlato con un testimone per influenzare i suoi ricordi.
Una ulteriore polemica era sorta circa l'uso di proiettili, potenzialmente espansivi, che però in quell'occasione – come spiegato più volte dai legali della vittima – non si erano espansi.