Chiude il cinema Odeon a Milano, lavoratori costretti a trasferirsi anche in Puglia per non perdere il posto
Lo scorso 31 luglio è stato proiettato l'ultimo film nel cinema Odeon di Milano. Lo storico multisala di via Santa Radegonda, a pochi passi dal Duomo, riaprirà solo dopo un profondo restyling che lo trasformerà in un centro commerciale. La fine di un'era che per qualcuno potrebbe essere anche la perdita del posto di lavoro. I dipendenti part time del cinema, una ventina, hanno infatti ricevuto una lettera di trasferimento che gli propone lo stesso impiego ma a Verona, a Parma o addirittura in Puglia.
La protesta dei sindacati
A parlare di questa situazione sono i sindacati che sono pronti a impugnare questi "licenziamenti mascherati da trasferimenti" davanti al Tribunale del Lavoro di Milano. "Imponendo ai dipendenti di spostarsi fuori Milano stanno cercando di ridurre il personale senza neppure osservare le procedure di legge", ha dichiarato Bruno Bifronte, segretario generale della Uilcom-Uil Lombardia.
È The Space Cinema la catena che gestiva lo storico cinema Odeon. La cessazione delle attività del multisala è nata dallo scioglimento del contratto di locazione accordata in via anticipata con la proprietà dello stabile. "Decisione peraltro procrastinabile", commenta Bifronte, "alla luce della durata effettiva del contratto d’affitto nonché per le ottime performance del cinema Odeon".
"Tutto per stipendi da mille euro"
Comunque sia, dal primo settembre se i dipendenti part time dell'ormai ex Odeon vorranno conservare il proprio posto di lavoro, dovranno preparare le valigie e partire. Tutto per "stipendi che raggiungono a malapena i mille euro netti al mese", protestano dai sindacati.
Come fa notare Bifronte, però, la società The Space gestisce diverse sale nella stessa Città Metropolitana di Milano dove i lavoratori "dove potrebbero essere ricollocati". Costringerli a "trasferimenti insostenibili", afferma, li mette "in condizione di dover rinunciare al loro posto di lavoro". Per questo motivo, le lettere saranno contestate di fronte al Tribunale del Lavoro.