Chiesto l’ergastolo per Bozzoli, accusato di aver ucciso lo zio: “Pianificava la sua morte da anni”
È stato chiesto l'ergastolo per Giacomo Bozzoli, l'uomo accusato dell'omicidio dello zio Mario – imprenditore scomparso nel 2015 – e della distruzione del suo cadavere. La richiesta è stata avanzata dai pubblici ministeri di Brescia, Silvia Bonfigli e Marco Martani, durante la loro requisitoria. Per gli inquirenti è certo che il corpo sia stato distrutto nel forno della fonderia di Bozzoli, a Marcheno (Brescia).
Sotto accusa due operai
"Odiava lo zio e voleva ucciderlo, pianificava la sua morte da anni nei minimi dettagli", sostengono i procuratori che sono certi, oltre ogni ragionevole dubbio, che l'assassino sia proprio Giacomo Bozzoli. Nella giornata di ieri, mercoledì 28 settembre, l'accusa ha chiesto inoltre di trasmettere gli atti per falsa testimonianza e favoreggiamento per gli operai Oscar Maggi e Abu.
I due, secondo i pubblici ministeri, avrebbero avuto un ruolo sia nella distruzione del corpo che nella ricostruzione della scomparsa. Entrambi avrebbero cercato di collocare Mario in una zona diversa da quella dei forni.
Bozzoli sarebbe morto in fonderia
Per gli inquirenti, Bozzoli non sarebbe mai uscito vivo dalla fonderia. Nelle tre uniche uscite ci sarebbero alcune telecamere che però non avrebbero mai ripreso l'imprenditore. Inoltre la sua auto, fin da quando viene segnalata la sua scomparsa, era ancora parcheggiata nello stesso posto e i vestiti erano nello spogliatoio.
Non sono state nemmeno trovate tracce di un passaggio a piedi che avrebbe potuto far pensare a un allontanamento volontario: "Dal registro delle chiamate sul suo vecchio Nokia, scandagliato dagli investigatori, non è emerso alcun contatto importante diverso dalla famiglia e dal lavoro. La sua scomparsa fra l’altro è avvenuta in un momento molto felice: stava lavorando all’apertura di una clinica odontoiatrica per il figlio Claudio. Non risultano nemmeno particolari problemi di salute".
Sui suoi conti sono stati trovati oltre due milioni di euro: "Non si vede perché avrebbe dovuto andarsene senza un soldo", dicono ancora gli inquirenti che ricordano come quest'anno non ci sia stato nemmeno un avvistamento. Per la Procura il nipote avrebbe distrutto il cadavere "sulla superficie di un bagno di metallo fuso nel forno grande della fonderia Bozzoli srl sino a ottenerne la carbonizzazione e l'incenerimento".
L'esperimento con il maiale
Durante l'udienza è stato ricordato anche l'esperimento voluto dalla Corte d'Assise con un maiale che è stato calato in un forno. Durante questa prova, il forno non è esploso e non si è sentita alcuna puzza almeno fino a quanto non è stata sollevata la cappa: "La fumata anomala del forno grande della sera dell'8 ottobre è la certificazione della morte di Mario Bozzoli".
Il suicidio dell'operaio Ghirardini
La pubblico ministero, Silvia Bonfigli, si è espressa anche sul suicidio dell'operaio Beppe Ghirardini. L'uomo è stato tra gli ultimi a vedere l'imprenditore Bozzoli in vita. L'operaio è stato trovato morto nei boschi di Ponte Legno, proprio nelle ore in cui avrebbe dovuto parlare con gli inquirenti.
Sul caso era stato aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, ma la Procura per due volte aveva chiesto l'archiviazione sostenendo che il suo gesto sia dovuto al rimorso: "Al peso e alla paura per quello che ha fatto, cioè di avere aiutato Giacomo a uccidere Mario. Capisce che sarebbero arrivati a lui di essere l’anello debole della catena".
I pubblici ministeri hanno spiegato che, secondo le loro indagini, Ghirardini avrebbe bloccato un altro dipendente dall'entrare nei forni forse per evitare che vedesse. Inoltre, in casa sua sarebbero stati trovati oltre quattromila euro, ritenuti incompatibili con la sua situazione economica e pagamento di tale attività. Inoltre, i due operai accusati di falsa testimonianza e di aver partecipato all'omicidio avrebbero anche chiamato Ghirardini per accordarsi su una versione comune.
La difesa continua a sostenere l'innocenza
Oggi è invece la volta dell'arringa della difesa che continua a sostenere l'innocente di Giacomo Bozzoli: "Si è chiesto l’ergastolo contro una persona incensurata che ha trascorso sette anni infernali e in assoluta mancanza di prove". La sentenza invece potrebbe arrivare domani quando la Corte d'assise di Brescia entrerà in camera di consiglio.