Chiesto il processo per Irene Pivetti: “Fece arrivare milioni di mascherine inutilizzabili dalla Cina”
I pm di Busto Arsizio hanno chiesto il rinvio a giudizio di Irene Pivetti. Secondo l'accusa, avrebbe fatto arrivare mascherine dalla Cina a Malpensa per un valore di 10 milioni di euro (a fronte di un valore complessivo acquistato di 35 milioni) e, per di più, di qualità scadente, con falso marchio CE: in poche parole, inutilizzabili. Di cui alcune, come emergerebbe dall'inchiesta, addirittura dannose per la salute.
L'ex presidente della Camera, che si trova già a processo a Milano per un'altra vicenda di evasione fiscale e autoriciclaggio, è accusata di frode in forniture pubbliche, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio. Così come contrabbando aggravato e bancarotta fraudolenta, evasione fiscale e false fatturazioni.
Secondo la Procura di Busto Arsizio, Pivetti e l'imprenditore Luciano Mega avrebbero fornito alla Protezione Civile all’epoca guidata da Angelo Borrelli (ma anche all'Asl di Napoli 3, all’Atm Genova e ad Estar Toscana, oltre ad una serie di aziende private) milioni di mascherine FFP 2 e chirurgiche inutilizzabili in quanto non rispondenti ai criteri minimi imposti dall’Unione Europea ma nemmeno a quelli, decisamente meno stringenti, della Repubblica Popolare cinese. Il tutto attraverso due diversi contratti, rispettivamente da 23 milioni di euro e 2 milioni di euro.
Adesso, oltre all’ex-parlamentare e all’imprenditore di Vanzago dovranno rispondere anche la figlia di Pivetti e il genero, oltre ad altri che avrebbero fatto da prestanome per i passaggi di denaro che è evaporato dai conti della Only Italia, la società di cui l'ex politica e giornalista era presidente (e che al tempo presentava un bilancio irrisorio), all’estero tra India, Romania, Ungheria, Cina.