“Chiederemo una commissione d’inchiesta sulla comunità Shalom”: l’annuncio di Marco Furfaro (Pd)
Nella giornata di oggi, mercoledì 24 gennaio, alcuni deputati del partito Democratico hanno presentato un'interrogazione a risposta immediata al ministro della Salute Orazio Schillaci.
L'interrogazione dei deputati del Pd
"Con questa interrogazione vogliamo richiamare l'attenzione su quanto denunciato da alcuni servizi televisivi, anche recentemente, riguardo la gestione della comunità Shalom, in provincia di Brescia. Comunità che nel corso degli anni è stata più volte al centro di attenzione e anche di polemiche piuttosto pesanti sul territorio", ha affermato l'onorevole Gian Antonio Girelli durante il Question Time.
"Vorrei ricordare che nella comunità sono ospitate persone, alcune anche minorenni, che soffrono di dipendenze, di disturbi comportamentali o alimentari. Si è evidenziato che all'interno della comunità manca un adeguato sostegno sanitario dal punto di vista della cura, quindi non sembra una realtà che possa prendere coscienza dello stato dei singoli ospiti per poterne prevedere un percorso di recupero", ha spiegato ancora il deputato.
Girelli ha precisato che vi è "soprattutto – questo è il dato più drammatico che credo vada affrontato – un regime di terrore, di vera costrizione da parte di questi ospiti, molte volte obbligati a rimanere nelle comunità, obbligati a subire delle punizioni corporali con forti condizionamenti psicologici. Le immagini, che credo che molti di voi hanno avuto modo di vedere, sono drammatiche".
Da qui la richiesta dei deputati del Partito Democratico di sapere se il ministro fosse "a conoscenza di quanto denunciato in quella realtà e se ha sentito la necessità di fare un'adeguata indagine o approfondimento rispetto a quella situazione", ma soprattutto se non sia il caso di "normare in maniera diversa con maggiori controlli e verifiche di come sono gestite queste tipo di comunità".
La risposta del sottosegretario Gemmato
Dopo aver ascoltato l'interrogazione dei parlamentari, il sottosegretario del ministero della Salute Marcello Gemmato ha fornito tutti gli elementi raccolti sulla comunità Shalom: "Dalle informazioni raccolte risulta che nella comunità è adottato un modello pedagogico, finalizzato alla riabilitazione e al reinserimento sociale di persone affette da dipendenze, che prevede circa 5 anni di permanenza. L'associazione non percepisce finanziamenti pubblici e garantisce gratuità del servizio mediante l'autosostentamento come l'attività lavorativa degli ospiti, donazioni, contribuiti di volontari".
Gemmato ha poi ricordato che nel 2013 la comunità è finita al centro di un'inchiesta giudiziaria: "Le investigazioni, delegate al nucleo investigativo di Brescia, si sono concluse nel maggio 2014 con il deferimento di 49 persone della comunità, ritenute responsabili di condotte ascrivibili a reati di sequestro di persona, maltrattamento nei confronti di persone affidate in custodia e di due dirigenti dell'asl di Brescia per i reati di rifiuto di atti d'ufficio e falso in atto pubblico".
Al termine dell'indagine però la Procura di Brescia ha disposto il rinvio al giudizio degli indagati per reati contestati "tranne che per alcune posizioni che nel frattempo sono state sottoposte a procedure di archiviazione", spiega ancora il sottosegretario.
Gemmato ha precisato che al termine del processo di primo grado, avvenuto nel 2018, sono state assolte 42 persone, tra le quali Rosalina Ravasio. Sono stati condannati due collaboratori della comunità, poi assolti in appello.
L'ispezione di Ats
A seguito dell'inchiesta di Fanpage.it, l'agenzia di tutela di salute del territorio di Brescia ha eseguito un sopralluogo il 5 maggio 2023 insieme ai Nas dei Carabinieri: "All'esito del controllo, hanno riscontrato che la terapia era somministrata da personale non sanitario – afferma il sottosegretario – le procedure di approvvigionamento, conservazione e smaltimento e somministrazione dei farmaci agli ospiti non erano idonee, non vi era corrispondenza tra planimetria collegata al provvedimento autorizzativo di Ats e gli effettivi spazi in uso".
Per tutti questi motivi, l'ente gestore della comunità era stato diffidato a mettere in atto tutte le procedure idonee entro e non oltre il 19 maggio 2023.
"Riporto infine che la prefettura di Brescia ha comunicato – afferma ancora Gemmato – che le prescrizioni disposte da Ats, durante i controlli effettuati con i carabinieri del nucleo Nas, sono state totalmente ottemperate. Infatti a giugno scorso è stata regolarmente presentata nuova scia da parte dell'associazione Shalom per ridurre la capacità ricettiva della comunità pedagogica riabilitativa autorizzata da 125 a 44 posti letti".
Infine, sempre come conseguenza dell'inchiesta svolta da Fanpage.it, è stata aperta un procedimento penale da parte della Procura di Brescia a carico di soggetti ignoti: "Anche in riferimento con tale procedimento penale, la procura ha presentato al gip richiesta di archiviazione in data 6 settembre 2023".
La risposta dell'onorevole Furfaro
Subito dopo la risposta resa da Gemmato, ha preso parola l'onorevole Marco Furfaro, primo firmatario dell'interrogazione. Il deputato ha spiegato come sia paradossale "che questa comunità si chiami Shalom, che in ebraico significa Pace. Quella comunità in realtà è intrisa di violenze psicofisiche sugli ospiti".
Il deputato ha raccontato di aver avuto modo di parlare con diversi ex ospiti della comunità. Sulla base dei loro racconti è quindi arrivato a una conclusione: "Quella comunità sarebbe immediatamente da chiudere, è una comunità che, al di là dei reati, non ha nei metodi usati nessun fondamento terapeutico e scientifico, utilizza punizioni corporali, è una continua manipolazione sul senso di colpa".
Ha poi spiegato di aver rivisto in questa storia una battaglia portata avanti dal centro destra sulla comunità Forteto "dove c'era una cappa interna di politici, magistrati e un'ambiente dove chi gestiva quella comunità riusciva a nascondere cosa accadeva".
"Mi sento davvero in dovere – continua – che quella roba non accada più". Ha poi annunciato che proporrà "una proposta di legge che tenga dentro una commissione d'inchiesta monocamerale, perché quella storia – per farvi un appello con il cuore – è una cosa disumana del nostro Paese"".
"Questa storia farà la stessa fine di quella del Forteto. Tra qualche anno ci gireremo indietro chiedendoci com'è possibile che questo sia venuto sotto gli occhi della magistratura, delle forze dell'ordine e della politica senza che nessuno sia intervenuto".