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Vuole l’affidamento della figlia e viene ucciso: chiesti 30 anni per il fratello e il padre dell’ex compagna

Mohamed Ibrahim Mansour è stato ucciso l’11 gennaio 2023 dalla famiglia dell’ex compagna. Il 44enne voleva che gli intestassero un appartamento per poter chiedere l’affidamento esclusivo della figlia. Il pm ha chiesto 30 anni di carcere per il fratello e il padre della donna e 16 anni per la madre.
A cura di Enrico Spaccini
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Il pubblico ministero Andrea Zanoncelli ha chiesto 30 anni di carcere per Claudio Rondinelli e suo padre, Antonio Rondinelli. I due sono accusati dell'omicidio volontario di Mohamed Ibrahim Mansour, il 44enne ucciso l'11 gennaio 2023 in un capannone di Cassolnovo (in provincia di Pavia) a colpi di fucile e pistola e dell'occultamento del suo cadavere, trovato carbonizzato nella sua auto tre giorni dopo. Per Carmela Calabrese, madre e moglie degli altri due imputati, l'accusa ha chiesto 16 anni di carcere per concorso in omicidio.

L'omicidio di Mohamed Ibrahim Mansour

Stando a quanto ricostruito dalle indagini, Mansour a gennaio del 2023 era entrato in conflitto con la famiglia della donna con cui aveva avuto una figlia. Il 44enne stava cercando di farsi intestare un appartamento dove poter prendere la residenza. In questo modo, avrebbe potuto chiedere l'affido esclusivo della bambina.

A organizzare l'incontro nel capannone di Cassolnovo, che era stato ceduto a Mansour per portare avanti la sua attività di frutta e verdura, sarebbe stata Calabrese. La donna, poi, non avrebbe partecipato all'agguato che è stato testo al 44enne. La vittima è stata poi trovata il 14 gennaio 2023 carbonizzato nella sua auto nella frazione Morsella di Vigevano.

Le prime condanne e le richieste del pm

Massimo Rondinelli, figlio e fratello degli imputati, è stato già condannato a 19 anni con rito abbreviato. Luigi D'Alessandro, fidanzato di una delle figlie dei Rondinelli, ha confessato di aver partecipato all'occultamento di cadavere e ha chiesto di patteggiare un anno e 8 mesi.

"Non ho sentito in questo processo una sola parola di dispiacere per la vittima", ha dichiarato in aula il pm Zanoncelli che ha chiesto che nessuna attenuante venga riconosciuta ai tre imputati, oltre al sequestro conservativo del capannone di Cassolnovo ai fini dell'eventuale risarcimento dei danni alla famiglia della vittima che si è costituita parte civile.

"Hanno cercato di distruggere due volte la vittima, dipingendola come una persona violenta", ha detto la sorella della vittima. L'udienza è stata rinviata al prossimo 24 giugno quando si terranno le arringhe difensive e potrebbe arrivare la sentenza della Corte d'Assise presieduta da Elena Stoppini.

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