Chiede 20mila euro per far entrare un’anziana in una Rsa privata poi sparisce: condannata a 2 anni
Una collaboratrice domestica di 71 anni è stata condannata a 2 anni e 3 mesi in Appello per aver chiesto 20mila euro a una donna con la promessa di far entrare sua madre in una Residenza sanitaria assistenziale privata d'eccellenza saltando la lista d'attesa. Dopo le rassicurazioni e le ripetute richieste di denaro, la donna sarebbe sparita facendo perdere ogni traccia di sé. In primo grado il Tribunale di Busto Arsizio l'aveva assolta perché secondo il giudice non c'erano abbastanza prove a sostegno dell'accusa di raggiro.
I 20mila euro per entrare in una Rsa privata
Era il 2018 quando una famiglia della provincia di Varese ha contattato una collaboratrice domestica di 65 anni trovando il suo recapito su una bacheca esposta in ospedale. La donna, italiana, si era mostrata con modi rassicuranti e sostenendo di avere alle spalle una certa esperienza. Per la figlia di una 84enne, erano tutti elementi di garanzia e per questo motivo decise di affidarle le cure dell'anziana madre.
Come riportato dalla Prealpina, un mese più tardi la 65enne disse che l'84enne non era più nelle condizioni di stare in casa e che era necessario un suo ricovero in una Rsa. Poiché la figlia dell'anziana, e suo marito, non avevano idea di come procedere, la colf li rassicurò dicendo che sborsando una certa cifra sarebbe riuscita a fare entrare la donna in una struttura privata in tempi brevissimi. Le richieste di denaro, però, sarebbero aumentate nel tempo arrivando a 20mila euro, fino a che la 65enne fece perdere le sue tracce.
Il processo e la condanna in Appello
Poiché le condizioni dell'84enne stavano peggiorando, l'anziana è stata collocata in una Rsa pubblica dove poco dopo morì. La figlia, a quel punto, ha deciso di denunciare quella collaboratrice domestica a cui aveva dato 20mila euro senza ottenere nulla in cambio. Il processo si era aperto al Tribunale di Busto Arsizio, con l'accusa rappresentata dal pubblico ministero Federico Mazzella che aveva chiesto per la donna, pregiudicata, la condanna a 2 anni.
Secondo il giudice, però, a carico dell'imputata non c'erano abbastanza prove e il pm decise di non presentare ricorso poiché non trovava falle nelle motivazioni. Così, su mandato della famiglia dell'anziana deceduta, l'avvocata Paola Ziglio si è rivolta alla procura generale di Milano, con la sostituto pg Daniela Meliota che ha poi accolto l'istanza della parte civile. Ieri, giovedì 6 giugno, si è chiuso il processo d'Appello con l'imputata, oggi 71enne, condannata a 2 anni e 3 mesi senza la sospensione condizionale.