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Omicidio di Giulia Tramontano

Chiara Tramontano ricorda la sorella Giulia: “Se mi avessi chiamato la nostra vita sarebbe stata diversa”

“Immagino che il 27 maggio tu mi abbia chiamato, e che io abbia acquistato due biglietti del treno per scappare insieme”, scrive Chiara Tramontano alla sorella maggiore Giulia. Quel giorno la 29enne, incinta al settimo mese, è stata uccisa con 37 coltellate dal compagno Alessandro Impagnatiello.
A cura di Francesca Del Boca
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Sono passati sei mesi da quel 27 maggio del 2023. Il giorno in cui la 29enne Giulia Tramontano, incinta al settimo mese del figlio Thiago, è stata uccisa con 37 coltellate dal fidanzato Alessandro Impagnatiello nella casa che condividevano a Senago (Milano). Ma non c'è momento in cui la sorella minore Chiara, che fin dai primissimi momenti della sua scomparsa si era attivata per cercarla, non la ricordi con un pensiero.

Chiara e Giulia Tramontano
Chiara e Giulia Tramontano

Il ricordo di Chiara Tramontano per la sorella Giulia

"Spesso faccio un gioco", comincia il post pubblicato da Chiara Tramontano su Facebook, e rivolto alla sorella Giulia. "Immagino che il 27 maggio tu mi abbia chiamato, e che io abbia preso un treno da Genova per Milano. Poi che abbia acquistato due biglietti da Milano a Genova, uno per me e uno per te, per scappare insieme", scrive la giovane, che da Sant'Antimo (Napoli) si è da tempo trasferita nel capoluogo ligure per lavoro.

"Invece non ho comprato nessun biglietto. Ma odio tutti i viaggi che mi portano a Genova senza te, a Napoli senza te, a Milano senza te, ovunque senza noi". E conclude. "Immagino come sarebbe stata la nostra vita se mi avessi chiamato… quella sì che sarebbe vita".

Alessandro Impagnatiello a processo con giudizio immediato

L'omicida e compagno di Giulia, intanto, vede avvicinarsi il processo (con giudizio immediato) davanti alla Corte d'Assise di Milano. Alessandro Impagnatiello, 30 anni, è accusato di omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale. Il gip, stavolta, ha riconosciuto tutte e quattro le aggravanti contestate dalla Procura: crudeltà, vincolo della convivenza, futili motivi e soprattutto premeditazione, inizialmente esclusa nell'ordinanza di convalida del fermo. Il barman di Senago, adesso, rischia l'ergastolo.

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