Pandoro Chiara Ferragni, la sentenza del tribunale civile contro Balocco: “Pratica commerciale scorretta”
Arriva anche la conferma della Corte d'appello civile di Torino. Per i giudici l'azienda dolciaria piemontese Balocco e Chiara Ferragni avrebbero attuato una "pratica commerciale scorretta" a danno dei consumatori per quanto riguarda il caso del pandoro rosa Pink Christmas, messo in vendita nel Natale 2022. La commercializzazione del prodotto, pubblicizzato insieme a una campagna di solidarietà in favore dei bambini dell'ospedale Regina Margherita, è in realtà risultata slegata dall'azione benefica: la donazione all'ospedale pediatrico era stata effettuata infatti dalla sola Balocco sei mesi prima, mentre l'influencer aveva incassato oltre un milione di euro dall'intera operazione.
Ne danno notizia Codacons, Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi e Adusbef, che sulla vicenda hanno avviato un’azione inibitoria dinanzi alla giustizia torinese. La società dolciaria aveva infatti presentato ricorso d’appello contro la decisione del Tribunale di Torino che, lo scorso aprile, aveva confermato la pratica scorretta messa in atto da Balocco sul caso del pandoro griffato Ferragni e l’ingannevolezza dei messaggi lanciati al pubblico sulla campagna di beneficenza associata alla vendita del prodotto.
"La modalità con cui Balocco ha pubblicizzato e commercializzato il pandoro Pink Christmas", si legge nella nella sentenza della Corte (V sez. civ, Presidente Emanuela Germano Cortese, Relatore Silvia Orlando), "costituisce pratica commerciale scorretta, in quanto contraria alla diligenza professionale e idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico, in relazione al prodotto, del consumatore medio che essa raggiunge'".
Il tutto attraverso "l'uso del verbo al tempo presente “sostengono…finanziando l’acquisto” (nel cartiglio, ma anche nei messaggi web e nei post Instagram) era invece idoneo ad ingannare il consumatore, in quanto ometteva di comunicare che la donazione era già stata fatta in passato e non vi era alcun sostegno o finanziamento in corso o da effettuare (l’unico che potesse essere influenzato dal numero di prodotti venduti). Il consumatore riceveva quindi una comunicazione che lo induceva a ritenere che la donazione dovesse ancora essere effettuata nel futuro o fosse in corso nel presente, e che quindi fosse influenzata nella sua entità dal numero di prodotti venduti".
La Corte, inoltre, ha ritenuto rilevante anche la differenza di prezzo del pandoro Pink Christmas rispetto al pandoro Balocco tradizionale. Questo avrebbe contribuito ad indurre nel consumatore il convincimento che nel maggior prezzo fosse inclusa la quota da devolvere in beneficenza, "pur tenendo conto dei costi per l’uso del marchio di Chiara Ferragni, per il packaging peculiare, per lo zucchero a velo rosa e uno stencil in cartoncino".