Chi sono le persone che hanno preso a schiaffi Alessia Pifferi in carcere
"È in isolamento perché l’unica volta che non era isolata, l’hanno menata. Il giorno dopo l’udienza, la signora ha cercato di raggiungere una suora quindi deve aver fatto alcuni gradini da sola e le altre detenute l’hanno presa dai capelli, schiaffeggiata e picchiata": a dirlo in un'intervista al quotidiano "Il Corriere della Sera" è l'avvocata Solange Marchignoli, legale di Alessia Pifferi, la donna di 37 anni che si trova in carcere con l'accusa di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di un anno e mezzo.
L'istanza rigettata dal giudice
Nella giornata di ieri, il giudice per le indagini preliminari ha rigettato l'istanza degli avvocati difensori che chiedevano di far entrare in carcere alcuni esperti così da poter svolgere una consulenza neuro-scientifica: "Noi dobbiamo valutare lo stato cognitivo di Pifferi e su questa precisa domanda – spiega ancora l'avvocata – il giudice ha risposto che ritiene di non voler far accedere i consulenti perché in qualche modo quello che potrebbero scrivere potrebbe modificare il suo pensiero rispetto al dolo del reato".
Marchignoli spiega che Pifferi "non è in grado da un punto di vista di struttura intellettuale di rappresentarsi l’evento morte. Dubitiamo della sua capacità di elaborare un pensiero per questo abbiamo chiesto questo tipo di consulenza. Per questo motivo, ciò che è stato scritto nell’interrogatorio, secondo me, non corrisponde esattamente a quello che lei ha cercato di raccontare".
La richiesta dei legali di avere audio e video dell'interrogatorio
Per la legale infatti ci sono alcuni termini nell’interrogatorio che non appartengono alla signora Pifferi: "Chiederò che mi venga consegnato audio e video dell’interrogatorio perché questo deve contenere una trascrizione delle sue parole, non deve contenere un riassunto sintetico. Quando parlo con la signora Pifferi parlo con una persona che ha un vocabolario diverso, non posso poi leggere termini che si leggono soltanto nei libri di diritto perché vuol dire che c’è qualcosa di strano".
Dopo l'arrivo in tribunale, Pifferi ha rivelato ai suoi legali di essere spaventata: "Probabilmente non si aspettava di trovarsi tutte quelle persone". E relativamente all'elaborazione di quanto successo a luglio scorso, per l'avvocata Pifferi sta affrontando ancora un percorso lungo: "Io indosso guanti di velluto perché quello che è successo davvero in quella stanza, in quei giorni è solo nella mente di Alessia Pifferi".