Chi sono i 4 uomini arrestati per l’omicidio di Enore Saccò, il 75enne trovato carbonizzato in casa
Enore Saccò sarebbe stato ucciso dall'uomo a cui aveva dato in gestione il bar ‘Clan dello Zarro' e dai suoi complici a causa dell'affitto ritenuto troppo alto. "C'è stata una discussione", ha detto il barista Omar Cosi, "è stato colpito ed è caduto". Il 75enne è stato trovato senza vita il 15 febbraio scorso nel garage della sua villetta di via Gramsci a Bressana (in provincia di Pavia) che era andata a fuoco. Ad appiccare il fuoco, secondo la Procura, sarebbe stato Cosi e tre suoi complici per nascondere le tracce del loro omicidio. Domani, venerdì 15 marzo, saranno sentiti dal giudice per l'interrogatorio di convalida del fermo per omicidio volontario, distruzione e occultamento di cadavere.
L'aggressione per l'affitto del bar ritenuto troppo alto
Stando a quanto ricostruito finora, Cosi, insieme al 39enne Davide Del Bò, al 29enne Antonio Verdicchia e al 35enne Sohal Nakbi, si era presentato la sera del 12 febbraio presso l'abitazione di Saccò per discutere dell'affitto che doveva pagargli per mantenere la gestione del bar a pochi passi dal Municipio. Non era la prima volta che i due discutevano di questa cosa, ma quella sera la lite sarebbe sfociata in un'aggressione a calci e pugni.
"Non volevamo ucciderlo", avrebbe detto Cosi nel primo interrogatorio davanti alla pm Giuliana Rizza. Non è ancora chiaro chi dei quattro abbia messo a segno i colpi rivelatesi poi fatali, ed è probabile anche che Saccò cadendo abbia battuto la testa sul pavimento.
I tentativi di distruzione del cadavere
Dai rilievi fatti dai carabinieri e dal Ris, pare chiaro che i quattro sospettati non sapessero cosa fare per sbarazzarsi del cadavere. Trovate le chiavi del furgone del 75enne, avrebbero provato a caricale il cadavere sul mezzo, senza successo. Questo spiegherebbe le tracce di sangue trovate dagli investigatori.
Infine, avrebbero deciso di dare fuoco a lui e alla sua casa per nascondere ogni traccia. Portato nel garage, la mattina del 13 febbraio avrebbero incendiato l'abitazione per poi fuggire con il furgone di Saccò abbandonandolo un chilometro più in là.
Le indagini dei carabinieri e l'arresto dei 4 sospettati
I vigili del fuoco hanno spento le fiamme, ipotizzando l'origine dolosa del rogo ma senza trovare tracce di Saccò. Il ritrovamento del suo furgone, avvenuto nel pomeriggio del 14 febbraio, ha convinto i pompieri a fare un nuovo sopralluogo nella villetta di via Gramsci e, spostando alcune macerie, hanno trovato i resti del 75enne dato per scomparso.
I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Pavia e i colleghi della compagnia di Stradella hanno esaminato numerose telecamere pubbliche e private, comprese quelle che si trovavano lungo il percorso fatto dal furgone di Saccò. Le intercettazioni telefoniche, poi, hanno portato all'identificazione dei quattro sospettati. Stando a quanto riportato da La Provincia Pavese, pare che gli inquirenti abbiano deciso di fermarli subito perché durante una conversazione telefonica uno di loro avrebbe suggerito l'omicidio della fidanzata: "Sa troppe cose, bisogna ucciderla subito".