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Reddito di cittadinanza, le ultime notizie

Chi perde il reddito di cittadinanza a Milano: le strategie del Comune per aiutare le persone in difficoltà

Dal mese di agosto anche molti cittadini milanesi che percepivano il Reddito di cittadinanza non avranno più diritto al sussidio. L’assessore al Welfare Lamberto Bertolè spiega a Fanpage.it come si è riorganizzato il Comune per far fronte all’aumento di persone in difficoltà.
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Anche molti cittadini milanesi saranno colpiti, a partire dal mese di agosto, dall'abolizione del Reddito di cittadinanza. In poche settimane l'assessorato al Welfare del Comune di Milano ha dovuto riorganizzarsi per far fronte alla cancellazione di questo sussidio che, come dice a Fanpage.it l'assessore Lamberto Bertolè, "andava migliorato senza essere abolito", perché provocherà "un aumento esponenziale delle persone povere" di cui poi dovranno occuparsi i servizi sociali.

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Avete un identikit di chi sono i primi milanesi a perdere il Reddito di cittadinanza?

Noi abbiamo ricevuto e stiamo ricevendo ancora, perché sono in continuo aggiornamento, dall'Inps l'elenco dei beneficiari e dei richiedenti che, senza minori o persone con disabilità o anziani a carico, rischiano di perdere il Reddito di cittadinanza, a meno che non vengano dichiarati dai servizi sociali dei comuni non occupabili. In pochissimo tempo, neanche 19 giornate lavorative, abbiamo dovuto fare 165 colloqui al giorno per certificare chi era occupabile e chi no e non far perdere il Redditto a chi ne avrebbe avuto diritto. L'aspetto più scellerato di questa misura è stato infatti stabilire che i comuni avevano quattro settimane di tempo per fare tutti i colloqui e chi non veniva convocato in questo lasso di tempo avrebbe perso il reddito, fino a quando non avrebbe fatto il colloquio per poi, eventualmente, recuperarlo.

A Milano a oggi abbiamo circa 680 persone che sono state dichiarate occupabili e quindi perdono il Reddito. Da settembre avranno il supporto formazione e lavoro, che però è di 350 euro e quindi circa la metà del Reddito di cittadinanza. A questi vanno aggiunti quelli che non si sono presentati ai colloqui, perché su 3100 contatti abbiamo fatto circa 2100 colloqui. Ma bisogna capire perché questo migliaio di persone non si sono presentate.

L'altra grande criticità in questa partita del Reddito è che i comuni sono stati considerati da una parte i parafulmini e dall'altra gli esecutori. Abbiamo ricevuto gli elenchi dei colloqui da fare senza una condivisione strategica e di integrazione con il lavoro dei servizi sociali. Il Reddito di inclusione, che esisteva prima di quello di cittadinanza, era carente di risorse, ma era molto più efficace perché coinvolgeva in modo forte i servizi sociali dei comuni, il Reddito di cittadina aveva avuto il grande merito di mettere molte più risorse economiche, ma ci ha fatto arretrare dal punto di vista del coinvolgimento dei comuni. La nuova misura, l'assegno di inclusione, ha i difetti dell'una e dell'altra, perché ha pochi fondi a disposizione e non ci coinvolge nella gestione.

Quali saranno le conseguenze a Milano dell'abolizione del Reddito di cittadinanza?

Il Reddito di cittadinanza, con tutti i suoi limiti che andavano superati senza stravolgere la misura, ha avuto una funzione molto importante, soprattutto in una fase postpandemica, di contrasto all'aumento della povertà assoluta. Eppure, nonostante il Reddito, i poveri assoluti sono passati da 4 a 5 milioni nel nostro Paese, aumentando di un milione. Senza Reddito questo aumento sarà molto più consistente e quindi la conseguenza materiale è che avremo più persone povere, più persone in difficoltà, che sono fragili e quindi hanno bisogno di essere accompagnate e reinserite.

Il reddito non era una misura che incentivava a stare sul divano, come diceva qualcuno, ma andava a integrare il reddito dei lavoratori poveri e persone prevalentemente non occupabili, come dimostrano i dati che vi ho già esposto.

Quali strategie adotterà il Comune di Milano per sopperire alla mancanza del Reddito di cittadinanza?

Lavoriamo da tempo su questi temi e stiamo addirittura mettendo a sistema tutto il progetto che abbiamo portato avanti, insieme a Fondazione Cariplo, di contrasto alla povertà minorile. Questo vuol dire che con oltre 400 associazioni sul territorio condividiamo risorse pubbliche e risorse per contrastare la povertà minorile. Ed è importante perché oggi la percentuale di poveri assoluti tocca soprattutto famiglie con minori, non più gli anziani come oltre vent'anni fa. Quindi quello è il tema principale della povertà.

Mi viene da dire che, se invece di disperdere le risorse, si riuscisse a farle convergere su progetti calati nel territorio questi sarebbero molto più efficaci. La misura della carta di sostengo alimentare, che ammonta a 380 euro all'anno, quindi poco più di un euro al giorno, che non risolve i problemi di nessuno, a Milano andrà a 15mila beneficiari. Vuol dire che sono 6 milioni di euro investiti. Se invece di disperdere in questo modo le risorse, quei 6milioni fossero andati ai servizi sociali del comune per potenziare le reti territoriali di contrasto alla povertà quelle risorse avrebbero avuto un impatto e un'efficacia maggiore, non sono nel dare una mancia ma nell'attivare percorsi di inclusione e di riscatto sociale.

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