Chi erano a Milano i “tencin”: la storia dei carbonai del laghetto che c’era dietro al Duomo

I milanesi li chiamavano, in dialetto, "tencin" e poi "tencitt": erano gli operai che dalla fine del Medioevo lavoravano nel laghetto che c'era dietro il Duomo, scaricando legna e carbone. Fino alla metà dell'Ottocento, infatti, esistette uno specchio d'acqua a soli 500 metri dalla cattedrale, più precisamente nell'attuale via Laghetto, per l'appunto. Fu creato nel 1388 per volere di Gian Galezzo Visconti che fece arrivare l'acqua del Naviglio nel centro di Milano per trasportare con minore fatica i blocchi di marmo necessari a costruire il Duomo.

Nell'area vicino alla Ca' Granda, un tempo struttura dell'ospedale maggiore di Milano e ora sede dell'Università degli Studi, si creò quindi una specie di darsena, un porto che continuò a essere operativo anche negli anni successivi alla conclusione dei lavori di costruzione della cattedrale. Questo specchio d'acqua prese il nome di laghetto di Santo Stefano, dall'omonima chiesetta vicina.
Ogni giorno qui arrivavano merci e materie prime, soprattutto legna e carbone: a sbarcare tutti questi prodotti erano quelli che i milanesi cominciarono a chiamare i "tencin del laghett". La parola dialettale deriva dalla radice "tenc" (si legge con la c dolce), che significa "bruno", "scuro". I tencin, quindi, erano quelli con la pelle annerita a causa del carbone che scaricavano.

Una storia interessante è quella legata alla Madonna dei tencitt. Nel periodo della peste milanese molti di questi carbonai riuscirono a sopravvivere alla malattia. Uno di loro, Bernardo Catoni, decise quindi di ringraziare la Madonna per questo miracolo, omaggiandola con un dipinto che posizionò vicino al porto. L'opera è visibile ancora oggi: si trova all'interno di una teca sul muro della casa tra via Laghetto e vicolo Laghetto.
Con il tempo il laghetto di Santo Stefano si trasformò in una sorta di stagno. L'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe decise quindi di chiuderlo nel 1857, ritenendo che non fosse igienico mantenere una fonte di esalazioni e zanzare vicino al più grande ospedale cittadino.
Un'ultima curiosità. Con l'espressione "peppa tencia" in passato si indicava anche una carta: la donna di picche, che in dialetto lombardo è appunto "tenc", cioè scura, a causa del colore nero del seme. Ancora oggi la peppa tencia è un gioco che consiste nell'accoppiare tutte le carte del mazzo finché rimane solo la donna di picche.