Chi era Michela Boldrini, la turista bergamasca morta nell’incendio del resort in Kenya
Quello era il suo ultimo giorno di vacanza. L'indomani avrebbe preso l'aereo e sarebbe tornata a Sarnico, il paese in provincia di Bergamo dove viveva e lavorava. Invece, Michela Boldrini ha passato gli ultimi sei giorni della sua vita in un ospedale in Kenya: un incendio aveva devastato il resort Barracuda Inn di Watamu, dal quale era uscita con gravi ustioni. Ieri mattina, 1 marzo, dopo un aggravamento delle sue condizioni di salute, la 39enne è deceduta a Mombasa. Con lei, ora, c'è la madre Mariangela che dovrà capire come e quando riuscirà a riportare in Italia sua figlia.
Il lavoro a Sarnico e l'amore per i viaggi
Boldrini lavorava da quasi cinque anni come segretaria nell'agenzia di assicurazioni Axa, sul lungolago di Sarnico. Da anni viveva sulle sponde del Lago d'Iseo, ma era nata in un paesino dell'entroterra: Adrara San Martino. I colleghi sono ancora sotto shock. Tutti la ricordano come una persona di cuore, una sportiva: "Andava ad arrampicare e aveva giocato a volley".
Amava la biodanza e i viaggi. In quei giorni era andata in Kenya con il suo cugino valtellinese Mattia Ghilardi, anche lui rimasto ustionato ma dichiarato fuori pericolo. L'incendio era scoppiato in un ristorante del paese, ma a causa del forte vento si è propagato in fretta. Il resort era lì vicino e poco dopo ha iniziato a bruciare. I due cugini, dopo che era stato dato l'allarme, avevano deciso di entrare in hotel e prendere il più velocemente possibile i documenti necessari per il ritorno a casa. Le fiamme, però, li hanno circondati.
"È importante aggiungere più vita agli anni"
Nei giorni scorsi i suoi familiari avevano lanciato un appello sui social: c'era bisogno di sangue e la richiesta è stata rilanciata su numerosi gruppi social. Le condizioni di salute di Boldrini sono peggiorate all'improvviso e al reparto di terapia intensiva dell'Aga Khan di Mombasa non hanno potuto impedire la morte della 39enne.
"È importante aggiungere più vita agli anni, non più anni alla vita", aveva scritto sotto la foto che aveva scelto come copertina della sua pagina Facebook. Quella mattina sua madre Mariangela era atterrata da poche ore con la speranza di poter vedere la figlia ancora in vita, assistita dall'Ambasciata italiana. Ora la famiglia è in contatto con il consolato per comprendere le tempistiche e le modalità di rimpatrio della salma.