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Chi era Doriano Furceri, il comandante dei Carabinieri ucciso dal suo brigadiere ad Asso

Si chiamava Doriano Furceri, il comandante dei Carabinieri della stazione di Asso (Como) che è stato ucciso a colpi di pistola dal brigadiere Antonio Milia. L’assassino in passato aveva sofferto di problemi psichiatrici, ma era stato ritenuto comunque idoneo alla professione.
A cura di Francesca Del Boca
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Doriano Furceri
Doriano Furceri

Si chiamava Doriano Furceri, 58 anni, il comandante dei Carabinieri della stazione di Asso (Como) che è stato ucciso dal suo brigadiere, Antonio Milia. Il quale, dopo aver esploso almeno due o tre colpi, si è barricato dentro la caserma con il cadavere. Ancora impossibile, dall'esterno, accedere alla struttura. 

Chi era il comandante Donato Furceri

Il comandante lascia una moglie e tre figli. Tifoso dell'Inter e appassionato di enogastronomia, lavorava in provincia di Como ma era rimasto estremamente legato alla sua terra d'origine, la Sicilia. Così come era fiero, fierissimo di appartenere all'Arma dei Carabinieri da ben 35 anni. Un lungo periodo, trascorso quasi interamente sulle sponde del lago di Como: da un anno e mezzo era il comandante di Asso, dopo 17 anni alla guida della stazione di Bellano. 

Una figura centrale, in zona, per le indagini più note degli ultimi vent'anni. Come le operazioni antidroga nei boschi dell'alto Lario, o la scomparsa della "ragazza del lago" Chiara Bariffi. Nel febbraio dell'anno scorso era stato però trasferito d'ufficio per incompatibilità ambientale, dopo essere finito nel mirino di alcune ingiurie pubblicate sui muri di Bellano.

(Facebook)
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L'assassino soffriva di problemi psichiatrici

Il Brigadiere Milia invece era stato ricoverato presso il reparto di Psichiatria dell'Ospedale di San Fermo della Battaglia (Como), poiché affetto da problemi di disagio psicologico e successivamente dimesso e posto in convalescenza per diversi mesi.

Giudicato idoneo al servizio da una Commissione Medico Ospedaliera, ente sanitario esterno all'arma, era rientrato in servizio da alcuni giorni dopo una copiosa documentazione medico sanitaria fornita da una struttura ospedaliera pubblica. Contro il parere del comandante Furceri, che non lo riteneva ancora in grado di lavorare. Un pensiero che, con ogni probabilità, gli è costato la vita.

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