Chi era Alessandro Carrera, morto a 30 anni in un incidente a Rezzato come il cugino
È morto nel gravissimo incidente di lunedì scorso 20 novembre a Rezzato (Brescia) Alessandro Carrera, 30 anni, dopo l'impatto devastante contro un camion che proveniva dal senso di marcia opposto. Sbalzato fuori dalla sua Fiat 500 Abarth, era stato rianimato dopo un arresto cardiaco: il giovane, però, è spirato poche ore dopo in ospedale. La stessa sorte del cugino, di cui tra quattro giorni sarebbe ricorsa la commemorazione della scomparsa (avvenuta nel 2011 proprio per un incidente stradale).
I funerali di Alessandro Carrera sono stati fissati per oggi alle 15.30, nella chiesa del Buon Pastore in viale Venezia a Brescia.
La dinamica dell'incidente
Sono ancora da accertare le cause dell'incidente che ha coinvolto il 30enne bresciano. Secondo quanto ricostruito il giovane, che viaggiava su una 500 Abarth intorno alle 13, avrebbe invaso la corsia di marcia opposta alla sua finendo contro un mezzo pesante, che è finito fuori strada. L’utilitaria del giovane, nello schianto, è rimasta completamente distrutta. Il 112 ha mandato sul posto l’eliambulanza, un’ambulanza e due auto con medici a bordo, che hanno immediatamente constatato le gravissime condizioni del giovane.
Chi era Alessandro Carrera
Quello di Alessandro Carrera era un nome noto in città. Figlio di Gabriele e Anna Carrera, figure di spicco dell’Associazione Artigiana di Brescia, il giovane imprenditore aveva da poco abbandonato il lavoro di venditore per una famosa concessionaria di macchine. "Solo da due settimane aveva deciso di tentare un’altra strada, e dopo aver fatto cessare il suo contratto stava per avviare una collaborazione con un’altra grande realtà del Garda", riportano alcuni amici a Il Giornale di Brescia. Quel giorno Alessandro si stava dirigendo proprio nella sede del nuovo lavoro, quando all'altezza della Tecnomat si è scontrato con il camion proveniente dalla zona del Garda.
Appassionato di automobili, lascia nel dolore i genitori, il fratello Francesco e tantissime amicizie vere. "Una sensibilità che si faceva ferire piuttosto che ferire altri, sempre un passo indietro per sé ed uno avanti per il prossimo", sempre una testimonianza a Il Giornale di Brescia. "Alessandro ha amato e vissuto la sua famiglia con tutte le sue attenzioni. Non chiedeva mai nulla per sé. Gli veniva più spontaneo donarsi".