Chi è Sara, arrestata per la faida tra Simba La Rue e Baby Touché: “Usata come esca in un agguato”
Nella giornata di ieri, venerdì 29 luglio, è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per il rapper Simba La Rue, al secolo Mohamed Lamine Saida. Il ragazzo di vent'anni è stato arrestato insieme ad altre otto persone: alcuni loro sono membri della sua banda e altri di quella del collega e rivale Baby Touché, trapper padovano all'anagrafe Mohamed Amine Amagour.
La faida è iniziata più di un anno fa ed è culminato con il presunto sequestro di Touché e l'accoltellamento di La Rue. Tra gli arrestati di ieri c'è anche Sara Ben Salha, ragazza di vent'anni, nata a Monza, ma che dal 2002 vive in provincia di Lecco. Fa parte del gruppo di Simba La Rue e il giudice per le indagini preliminari, Guido Salvini, afferma nell'ordinanza che la ragazza "ha dimostrato di sapere depistare le indagini".
La ragazza come esca per l'aggressione
La ragazza avrebbe fatto da esca per una aggressione. Non solo: avrebbe suggerito ai suoi amici come preparare la trappola e avrebbe poi depistato le indagini condotte dai carabinieri. Dopo l'aggressione in via Settala, in zona Porta Venezia a Milano, infatti "astutamente e falsamente" racconta agli agenti di essere "una vittima dell'aggressione poiché il gruppo puntava anche ad impadronirsi della sua borsetta". Quel giorno indica un coloro delle auto a bordo, diverso da quello con le quali gli aggressori erano arrivati in strada così da rendere più difficile l'identificazione.
La rapina a marzo in porta Venezia
L'episodio in cui Sara avrebbe fatto da esca si è verificato a inizio marzo 2022. Intorno alle 3 di notte, i carabinieri ricevuto una chiamata per rissa. Sul posto ci sono già gli operatori del 118 che stanno fornendo le cure a Akrem Ben Haj Aouina, un ragazzo che fa parte della gang di Baby Touchè: ha riportato una ferita alla gamba. Ai carabinieri racconta che si trovava in zona con un amico e due ragazze.
Dopo essere usciti da un locale, sarebbe stato avvicinato da un gruppo di ragazzi che lo avrebbe aggredito con calci e pugni e che poi lo avrebbe accoltellato. Lui e il suo amico sono stati derubati del cellulare e del portafoglio.
Dopo quelle testimonianze, gli inquirenti aprono le indagini. Per prima cosa, i carabinieri acquisiscono le telecamere della zona: individuano due auto in fuga. Una delle due è stata noleggiata da una persona vicina a entrambi i rapper. Dall'analisi delle celle telefoniche viene individuato anche Simba La Rue. Parallelamente all'indagine dei carabinieri meneghini, si svolge quella degli investigatori della Questura di Lecco.
Le conversazioni che incastrano i giovani
Durante questa vengono intercettate alcune conversazioni avvenute il 28 febbraio, un giorno prima l'aggressione in porta Venezia. A parlare sono Simba La Rue e i suoi amici, tra i quali anche Sara. In quella chiacchierata, il gruppo avrebbe organizzato una trappola in cui la ventenne avrebbe rivestito il ruolo di esca. La ragazza infatti avrebbe dovuto avere un appuntamento proprio con Akrem Ben Haj Aouina.
Quella sera, la giovane avrebbe condiviso la posizione su Whatsapp con i suoi amici così da poter essere monitorata per ben otto ore dai suoi amici. Durante l'appuntamento oltre a Sara e la vittima, c'è anche un amico e un'altra ragazza. I quattro si sarebbero incontrati al locale. Gli amici di Sara le avrebbero chiesto di avvisare quando sarebbe uscita da lì. Da lì poi l'aggressione e la fuga.
Il tentativo di depistaggio
Il giorno successivo, il 2 marzo, Sara è con i suoi amici e presunti aggressori: questi le avrebbero chiesto se avesse cancellato le chat del giorno prima. La ventenne avrebbe affermato di averlo fatto, avrebbe anche detto di essersi fatta male durante l'aggressione e che Akrem Ben Haj Aouina non aveva sospettato nulla tanto da chiederle come stesse.
E sempre a loro racconta di aver sviato le indagini. Un passante infatti avrebbe dato la marca e il nome della concessionaria: "Io gli faccio "ma va, guarda che ti stai sbagliando". Poi hanno chiesto a noi "ma quindi le macchine erano una bianca e una nera" e io gli faccio "no, no, tutte e due blu, non ho visto macchine bianche, erano blu e abbastanza piccole" e avrebbe anche raccontato che gli aggressori avrebbero provato a portarle via la borsa.