Chi è Luca Lucci, il capo ultras del Milan arrestato: dalla foto con Salvini alla telefonata con Fedez
Luca Lucci, 42 anni, conosciuto nell'ambiente ultras con i soprannomi "Joker", "Toro" e "Belva Italia". Si tratta del leader assoluto della Curva Sud milanista, un ruolo ricoperto dal 2008 quando subentrò all'amico Giancarlo Lombardi detto Sandokan. Imprenditore di successo ha aperto diverse attività economiche tra le quali: società Kobayashi srl e Italian Ink.
Negli ultimi anni è passato agli oneri di cronaca per varie vicende giudiziarie. Nel 2009 era stato condannato a 4 anni di reclusione per aver aggredito durante il derby Inter-Milan, Virgilio Motta, che in quell'occasione aveva perso l'uso della vista da un occhio. La pena era stata ridotta a un anno e quattro mesi con il patteggiamento. Nel 2018 e nel 2021 era stato condannato per detenzione e spaccio di stupefacenti perché accusato di ricoprire una posizione di vertice nella malavita che gli consentiva di intrattenere relazioni con i narcotrafficanti in Brasile e in Marocco.
Sempre nel 2018 aveva destato scalpore la foto con Matteo Salvini – all'epoca ministro dell'Interno e vicepremier nel governo M5S-Lega -, immortalata durante il cinquantesimo anniversario della Curva Sud.
Nella mattinata di lunedì 30 settembre per Lucci si sono aperte nuovamente le porte del carcere nella maxi inchiesta che ha sgominato i vertici delle curve milanesi. Il toro è accusato di essere al centro di un’associazione a delinquere immischiata in estorsioni e violenza da stadio. Sotto la lente d'ingrandimento anche il rapporto con il rapper Fedez.
Chi è Luca Lucci, il capo ultras arrestato nell'inchiesta su Milan e Inter
Luca Lucci vive a Scanzorosciate, in provincia di Bergamo, ed è a capo della Curva Sud milanista. La sua ascesa avviene nel 2008 quando il precedente "reggente" del secondo anello blu, Giancarlo Lombardi, detto "Sandokan" è costretto ad abbandonare il suo ruolo di vertice per vicende giudiziarie.
Una scalata che ha avuto un unico obiettivo creare un gruppo egemone che potesse far superare le divisioni del passato. Con Lucci al comando nasce il gruppo unico Curva Sud Milano. I suoi tifosi sono conosciuti con il soprannome di "Banditi", un esercito di centinaia di ragazzi vestiti totalmente in nero che non disdegnano lo scontro fisico quando necessario.
Nel 2009 durante un derby con l'Inter, Lucci si era reso protagonista di un agguato al gruppo interista conosciuto come "Banda Bagaj", accusati di aver tentato di strappare uno striscione milanista. Ad averne la peggio era stato Virgilio Motta che durante una colluttazione con il capo ultras rossonero fu colpito con una serie di pugni a causa dei quali perse l'uso della vista da un occhio.
Per quell'episodio Lucci era stato condannato a 4 anni di reclusione che grazie al patteggiamento erano stati ridotti.
Nel 2018, sempre in ambito sportivo, il Toro fu immortalato con Matteo Salvini, che all'epoca era ministro dell'Interno e vicepremier nel primo governo Conte. In quell'occasione il politico fu invitato dalla Curva Sud a presenziare al cinquantesimo anniversario della nascita del tifo organizzato rossonero.
Nei lunghi periodi di assenza dallo stadio causati dall'allontanamento forzoso sancito dal Daspo, il controllo della Curva è stato gestito dal fratello: Francesco Lucci – anch'egli indagato nella maxi inchiesta di ieri -, famoso per aver tenuto un discorso alla squadra al termine di Spezia-Milan del maggio 2023, in cui il nuovo portavoce del tifo organizzato chiedeva maggiore impegno in vista degli scarsi risultati in campionato e nella semifinale di andata di Champions League.
Nonostante i diversi tentativi da parte di Giancarlo Lombardi di riprendere il controllo della Curva Sud, il potere di Luca Lucci è solido, granitico, immutabile.
Il Toro è tornato di recente a occupare la balaustra del secondo anello blu, proprio durante il derby vinto settimana scorsa contro l'Inter. In precedenza nella prima partita di campionato contro il Torino, del 17 agosto scorso, la Curva Sud aveva omaggiato l'imminente ritorno del capo ultras con una coreografia che omaggiava Joker, uno dei soprannomi di Lucci.
Nei mesi scorsi pare che Lucci e altri tifosi avessero fatto pressioni alla società per tesserare come nuovo allenatore Antonio Conte, dimostrate dalle intercettazioni.
Lucci: "Ho sete di sangue". Gli affari e le accuse di aggressione
Luca Lucci nel corso degli anni ha diversificato i suoi introiti, oltre a essere la figura di riferimento della Curva Sud è diventato un imprenditore di successo. Nel 2017 apre la Kobayashi srl, società che organizza eventi e gestisce locali. Con lui lavorano il pluripregiudicato Michele Cilla e come amministratore un nome storico della Sud: Giancarlo Capelli, detto il Barone.
Successivamente avvia un'altra attività economica conosciuta come Italian Ink, franchising di barberia e tatuaggi con 10 sedi sparse nella Regione, frequentate da vip come Lazza, Andrea Damante, Fedez e da esponenti della Curva Nord interista come Marco Ferdico, uomo di punto del tifo nerazzurro.
Nonostante gli affari andassero bene, continuano le vicende giudiziarie turbolente. Il 6 giugno 2018 Lucci viene arrestato in un’inchiesta della polizia su un traffico di droga con gli albanesi. Lo stupefacente veniva ricevuto dai trafficanti direttamente nella sede del Clan 1899 a Sesto San Giovanni, il ritrovo dei tifosi rossoneri. A settembre dello stesso anno Lucci si era già lasciato alle spalle l’indagine per droga patteggiando una pena di un anno e mezzo.
A fine dicembre 2021 Lucci è tornato di nuovo in carcere per droga. Il Toro viene condannato a 7 anni perché secondo le indagini sarebbe stato al vertice dell’organizzazione pianificando, attraverso il software Encrochat, le relazioni con i narcotrafficanti in Brasile e in Marocco. La pena è stata in seguito tramutata nei domiciliari.
Infine, non aveva preso benissimo il percorso rieducativo voluto dal giudice di sorveglianza ritenendolo inadatto a uno spirito ardente come il suo. Questo il contenuto di un'intercettazione: "Sono autorizzato dal giudice per riabilitare il mio cervello, capisci? Capisci che stasera mi portano allo stadio per riabilitare il mio cervello!? Allo stadio, fa parte del percorso".
"Chissà cosa mi dicono durante la partita, mi diranno: ‘Vedi? Devi viverla così’ e io faccio: ‘Sì, che bello con la famiglia’, ma vai a fare in c… che c’ho una sete di sangue che solo Dio lo sa! Che schifo! Vergogna!! Dottoressa puh!".
I rapporti con Fedez: la pubblicità a Boem e l’incontro con il bodyguard Rosiello
Nella maxi inchiesta condotta con l'ausilio della Polizia e dalla Guardia di Finanza, emergono delle intercettazioni tra Luca Lucci e Fedez. Il rapper tra ottobre e dicembre dello scorso anno avrebbe chiesto un aiuto al capo ultras per introdurre la sua bevanda, la Boem, all'interno di San Siro durante le partite di calcio. Lucci aveva confermato di essere in possesso dei contatti degli addetti ai bar del Meazza e si era dimostrato disponibile ad avere un ruolo attivo nell'affare.
Nel dicembre del 2023 i contatti tra i due si erano intensificati. Fedez aveva chiesto esplicitamente al Toro un uomo di sua fiducia che potesse prendersi cura della sicurezza della sua famiglia. Proprio in quell'occasione gli fu presentato Christian Rosiello, passato alla cronaca per aver preso parte al pestaggio del personal trainer Christian Iovino.
L'agguato risale alla notte del 22 aprile, poche ore dopo che Iovino e Fedez avevano avuto un diverbio all'interno di una discoteca di Milano. Il personal trainer era stato aggredito mentre si trovava a casa sua, in via Traiano a Milano: un van si era fermato proprio mentre Iovino stava per entrare nel cancello e dal mezzo erano scese più persone, tra cui appunto Christian Rosiello, che lo avevano malmenato brutalmente.
Infine, emerge il tentativo di acquisizione del noto locale milanese Old Fashion. Fedez e Lucci lo avrebbero dovuto prelevare e le quote del capo ultras visti i suoi problemi giudiziari sarebbero state date a una persona vicina alla sua famiglia che potesse fungere da prestanome.