Chi è Hamedi El Makkaoui, il 25enne che ha ucciso l’imprenditore di Grumello del Monte Anselmo Campa
Si chiama Hamedi El Makkaoui – noto sui social e tra gli amici come Luca Makka – il 25enne che ha confessato di aver ucciso l’imprenditore bergamasco Anselmo Campa. Di origini marocchine, ma nato a Castelli Calepio e residente a Grumello del Monte (Bergamo), il giovane aveva avuto una relazione con la maggiore delle figlie della vittima, Federica, di 21 anni, che al momento dell’omicidio si trovava a Sharm El Sheikh impegnata come animatrice in un villaggio turistico.
La Clio rossa potrebbe essere il movente
Tra le foto di Makkaoui, sul profilo Facebook, ci sono ancora i momenti felici condivisi con Federica: la vacanza a Parigi, i cuori, l’appellativo “My queen” e i festeggiamenti per la macchina nuova, nel 2017. Sarebbe proprio quella Clio rossa, di cui il ragazzo scriveva “È arrivata la piccola bestia” il movente del delitto. Anselmo Campa l’aveva regalata alla figlia 5 anni fa, ma spesso la usava l’allora fidanzato. E anche dopo la fine della relazione, essendo i due rimasti amici, Makkauoi continuava a viaggiare sulla Clio. Fino a quando Campa, con il quale invece i rapporti con l’ex fidanzato della figlia pare fossero tesi, aveva deciso di venderla a un amico del circolo Arci di Grumello.
Dalla lite all'aggressione
Il ragazzo, però, non sembrava intenzionato a cedere la macchina, anzi, pare volesse acquistarla a sua volta e dicesse di aver già versato rate per alcune migliaia di euro. Da qui le discussioni, affiancate a quelle per la restituzione di altri prestiti che Campa avrebbe fatto a Makkaoui e a ulteriori richieste di denaro da parte di quest’ultimo. Una dinamica che potrebbe spiegare il litigio telefonico avvertito dal dirimpettaio dell’imprenditore nella serata di lunedì, il giorno prima che il ragazzo si presentasse a casa di Campa per discuterne di persona e arrivasse all’aggressione fatale.
Sui social scriveva "Rispetto solamente per chi ti rispetta"
Hamedi El Makkaoui aveva frequentato l’istituto Serafino Riva di Sarnico e da alcuni anni lavorava come operaio in un’azienda bresciana. Nei giorni scorsi l’attenzione degli investigatori si era concentrata su di lui e sul nuovo compagno della ex moglie di Campa, ma non erano state escluse altre piste, come quella professionale (il 56enne stava per cedere la sua ditta, la TTG di Cologne, alla sorella e al cognato, dopo mesi di trattative) o addirittura il furto finito male. Secondo gli stessi amici del Circolino, che la vittima frequentava assiduamente e che lo hanno ritrovato riverso a terra in una pozza di sangue mercoledì sera, “Anselmo era un uomo tranquillo, un buono, una persona accomodante”. Non altrettanto si può dire del reo confesso, che sui social, quasi profeticamente, scriveva: “Rispetto solamente per chi ti rispetta”.
Le contraddizioni, la perquisizione, il crollo
Il ragazzo, durante la perquisizione dei Carabinieri nella sua abitazione, è crollato dopo essersi più volte contraddetto e ha ammesso l’omicidio, portando gli agenti nei boschi di Castelli Calepio, dove aveva nascosto l’arma del delitto, un martello, e i vestiti indossati la sera di martedì 19 aprile, ancora sporchi di sangue. Nell’azienda dove lavorava sono invece state trovate le chiavi dell’abitazione della vittima, nonché i pantaloni utilizzati per la fuga. Il pm Maria Esposito ha emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto: il 25enne nel corso della giornata sarà condotto nel carcere di Bergamo.