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Chi è Giuseppe Caputo, l’uomo che ha ucciso la cognata per un parcheggio a Nova Milanese

Giuseppe Caputo, 62 anni, è accusato di omicidio aggravato dall’uso dell’arma da taglio e dallo stato di parentela dopo la morte di Giovanna Chinnici. Era già stato denunciato dai familiari per questioni di vicinato, dopo anni di litigi.
A cura di Francesca Del Boca
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Ha colpito la cognata con tre o quattro fendenti, lasciandola agonizzante sulle scale della palazzina che condivideva con tutta la famiglia a Nova Milanese, per un posto condominiale. Giuseppe Caputo, 62 anni, ora accusato di omicidio aggravato dall'uso dell'arma da taglio e dallo stato di parentela dopo la morte di Giovanna Chinnici in ospedale, era già stato denunciato dai familiari per atti persecutori e comportamenti molesti, come prendere a calci e pugni le automobili dei parenti e vicini di casa. Fino al gesto di ieri sera.

Dentro la palazzina di Nova Milanese, da tempo, il clima familiare era infatti ormai avvelenato. Da anni i vicini sentivano attraverso le pareti discussioni a voce alta, scontri, insulti, con tanto di svariati interventi delle forze dell'ordine per sedare i litigi tra le famiglie delle tre sorelle che abitavano con mariti e figli nello stabile di via Magellano.

"Il parcheggio condominiale non c'entra niente, non l'ha colpita per quello", ha dichiarato intanto il figlio del 62enne. "Ci sono interessi economici più profondi, di proprietà". E non solo. "La tensione tra le famiglie era insopportabile, da anni. Continuavano con i condizionatori a buttarci del freddo in casa. Una persona trattata in questa maniera poi reagisce, anche se l'ha fatto nel modo sbagliato. Pensavamo di trasferirci… ma ormai il danno è fatto". "Frasi deliranti" per la famiglia di Giovanna Chinnici, assistita dal legale Fabrizio Negrini. "I parenti non hanno saputo risparmiare neppure in questo momento parole di odio e di disprezzo".

L’uomo, interrogato dai carabinieri della compagnia di Desio e dal sostituto procuratore Sara Mantovani, non ha dato spiegazioni del suo gesto, e sul perché impugnasse una lama (forse delle forbici) mentre si aggirava tra gli spazi comuni della palazzina. L’orientamento dei magistrati al momento, quindi, è proprio quello di contestare anche l’aggravante della premeditazione. Caputo, intanto, sarà presto sottoposto a interrogatorio dalla giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza Elena Sechi nel carcere di Monza, dove si trova detenuto al momento.

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