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Nuovo stadio di San Siro

Che fine farà lo stadio di San Siro ora che Inter e Milan non lo vogliono più

Milan e Inter stanno limando i dettagli dei piani B per gli stadi di proprietà: La Maura per i rossoneri, Assago per i nerazzurri. Come ha detto il sindaco Sala, “San Siro non lo vuole più nessuno”. Ma allora che fine farà?
A cura di Enrico Spaccini
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Lo stadio Giuseppe Meazza di San Siro non è solo la Scala del calcio, teatro di partite indimenticabili, ma è anche uno dei palcoscenici più ambiti dai cantanti di tutto il mondo. E presto, se dovessero trovare conferma le voci sui cosiddetti "piani B" di Inter e Milan, sopravvivrà solo questo suo lato musicale. Oggi pomeriggio, mercoledì 1 marzo, il sindaco di Milano Giuseppe Sala incontrerà il proprietario della società rossonera, Gerry Cardinale. Nell'ultimo vertice, al quale ha partecipato anche l'ad dei nerazzurri Alessandro Antonello, il fondatore della società d'investimenti newyorkese RedBird ha parlato in termini ufficiali del progetto autonomo milanista che prevede uno stadio interamente dedicato nella zona dell'ex ippodromo La Maura.

Se questa dovesse diventare la strada prediletta dal Milan, dopo tutti i necessari accertamenti, l'Inter ha già detto di avere pronto il suo di piano B: un'area fuori dal Comune milanese, ma all'interno dei confini della Città Metropolitana (la Gazzetta dello Sport parla di Assago). Insomma, Milano potrebbe ritrovarsi presto con ben tre stadi poco distanti l'uno dall'altro: uno per ciascuna società di calcio e il terzo di proprietà comunale.

Quale futuro per il Meazza?

"Se le squadre vogliono un nuovo stadio perché ritengono che solo così possano aumentare i ricavi, io non posso fare più di tanto", ha commentato Sala che non interpreta gli ultimi sviluppi come una sconfitta personale. Anche se, e questo è un fatto, il Meazza diventerebbe un problema per l'amministrazione comunale: che necessiti di interventi di ristrutturazione, era stato già appurato, e senza le società di calcio bisognerà valutare chi se ne prenderà cura.

Il comitato Sì Meazza, sin dal prologo di questa storia contrario all'abbattimento dello stadio in zona San Siro, intravede in questi ultimi sviluppi uno spiraglio di luce. Claudio Trotta, promoter milanese e Ambrogino d'oro, oltre che membro del comitato, intervistato dal Corriere della Sera presenta la possibilità di affidare lo stadio tramite gara internazionale.

In questo modo, uno o più soggetti esterni gestiranno la struttura a 360 gradi e per 365 giorni, occupandosi anche della sua ristrutturazione. E se il pallone da calcio non rotolerà più sul prato verde, poco male: i concerti continueranno, ci si potrebbero ospitare anche spettacoli teatrali, fiere e magari anche qualche partita di rugby.

Lo stadio nell'ex ippodromo La Maura e i problemi ambientali e urbanistici

La palla, però, ora è tra i piedi dei dirigenti milanisti. Sala si augura comunque che "l'Inter possa rimanere a San Siro, pure in una fase transitoria", anche se non sembra disdegnare la soluzione proposta da Cardinale. "È un’ipotesi delicata", ha detto, però con le opportune verifiche e accortezza lo stadio a La Maura non sembra infattibile.

Chi ha già iniziato a opporre resistenza sono i Verdi, che in Consiglio comunale annunciano battaglia: "Lotta dura senza paura contro una megacolata di cemento in un'area a verde intenso destinata diventare un grande parco della biodiversità", afferma il capogruppo Carlo Monguzzi.

Sarà poi da valutare anche l'impatto urbanistico. "Stiamo parlando di un'area attaccata alle abitazioni di residenti già molto penalizzati durante i concerti", puntualizza Giulia Pelucchi, presidente del Municipio 8, "nelle prossime settimane organizzeremo incontri con i cittadini e faremo sentire la nostra voce".

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