Che fine fanno le persone sgomberate dalle case popolari di via Bolla
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Dopo anni di attesa, è arrivato ieri mattina lo sgombero ufficiale del complesso di via Bolla. Le case popolari Aler del Gallaratese a Milano, che ormai da tempo versavano in un totale stato di degrado tra incuria e occupazioni abusive, sono state completamente svuotate: staccato il gas, cumuli di masserizie e rifiuti accumulati per le scale trasportati a terra dai montacarichi, gli occupanti (in larga parte rom) fatti uscire dagli alloggi. Erano infatti ben 91 gli appartamenti (su 157) occupati illegalmente, vera piaga di questo buco nero dell'estrema periferia milanese.
Il rischio delle nuove occupazioni nei palazzi abbandonati di via Bolla
Tra questi 57 le famiglie ritenute in stato di necessità, e dunque immediatamente ricollocate: sono per il momento 141 le persone ufficialmente ricollocate in alloggi temporanei di Aler (107) e Mm (34). Ma gli altri abusivi che fine fanno? Sì, perché il rischio che tornino a occupare gli appartamenti lasciati vuoti è concreto. Nonostante i pannelli di cemento altri metri e metri che blinderanno lo scheletro della struttura, lasciata senza i vani scala che collegano gli otto piani.
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"Ieri sul posto c'erano 11 operatori dei servizi sociali, chiamati per valutare situazioni sociali e patrimoniali non emerse nei mesi precedenti. Oltre alle 57 famiglie già ricollocate, il Comune di Milano ha predisposto altre soluzioni per le persone che non avevano ricevuto risposta prima o che erano sfuggite al censimento, analizzando una a una ogni situazione", ha detto l'assessore comunale al Welfare Lamberto Bertolè. "Si tratta di soluzioni temporanee, emergenziali. Che alcuni non hanno accettato".
"Così si evitano le nuove occupazioni, con soluzioni alternative e un attento monitoraggio sul territorio. E con l'intervento in flagranza, se necessario. Intervento immediato. È il modello che abbiamo applicato sul patrimonio MM, e che ha permesso di far diminuire drasticamente le occupazioni degli immobili pubblici".
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"Importante distinguere i prepotenti dai bisognosi"
"Occorreva saper distinguere i prepotenti dalla povera gente. Occorreva reperire alloggi per i nuclei riconosciuti in stato di necessità. Occorreva garantire una cornice di sicurezza in un’area segnata da numerosi episodi di aggressività", è stato invece il commento del prefetto di Milano Renato Saccone.
E gli fa eco il neo ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. "Lo sgombero ha consentito di ripristinare la legalità salvaguardando le persone fragili, liberando allo stesso tempo spazi pubblici usati anche dalla criminalità per traffici illeciti, segnando la presenza dello Stato in un quartiere che ora potrà essere riqualificato".
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La sorte delle palazzine popolari Aler: a quando la riqualificazione?
"Dopo 15 anni di chiacchiere e solo dopo un incendio e una rissa, siamo all'inizio della fine della saga di via Bolla, con lo sgombero di chi non hanno diritto ad avere una casa pubblica", ha detto la consigliera regionale dem Carmela Rozza, che da anni segue la questione via Bolla. "È la liberazione di via Bolla".
"Adesso Aler deve muoversi a indire il bando dell'appalto per la riqualificazione dell'immobile che viene liberato. Il rischio da evitare assolutamente è che il rudere sgomberato rimanga così per molti anni". E dunque in preda a nuove occupazioni: punto e a capo.
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