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Cesare Battisti chiede di incontrare i parenti delle vittime, Alberto Torregiani: “Questa legge è sbagliata”

Nel 1979 Pierluigi Torregiani fu ucciso dai Proletari Armati per il Comunismo nella sua gioielleria in via Mercantini a Milano: nell’agguato fu ferito anche il figlio Alberto, che da quel giorno vive su una sedia a rotelle. “Non c’è stato pentimento di Battisti, solo privilegi. Non lo incontreremo”
A cura di Francesca Del Boca
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Cesare Battisti e Alberto Torregiani
Cesare Battisti e Alberto Torregiani

 Cesare Battisti, ex terrorista condannato all’ergastolo per 4 omicidi e altri reati commessi quando militava nei Pac (Proletari Armarti per il Comunismo) durante gli Anni di Piombo, ha iniziato a lavorare all’iter per chiedere di essere ammesso alla mediazione penale, parte del percorso di giustizia riparativa previsto dalla nuova legge Cartabia.

Non ci stanno però i parenti delle vittime di Battisti, Alberto Torregiani in primis: nel 1979 suo padre Pierluigi fu ucciso a colpi di arma da fuoco da tre membri del gruppo terroristico all'interno della sua gioielleria in via Mercantini, Milano. Nell'agguato viene ferito anche il figlio Alberto, che da quel giorno vive paralizzato su una sedia a rotelle per via di un colpo esploso durante la sparatoria.

"Anche senza pentimento, senza ammissione di responsabilità, con la concessione di tantissimi privilegi, Battisti chiede di accedere a benefici e percorsi preferenziali che la legge mette a disposizione. Questo senza la dovuta considerazione per chi, ancora oggi, versa lacrime nel dolore quotidiano", le sue parole oggi a Il Giorno. "La garanzia non può percorrere su un solo binario, quello del carnefice. Non accetterò mai di incontrarlo, c'è pieno diniego da parte mia e delle altre famiglie", la sua sentenza. "Colpa di una legge scritta male".

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Sì perché Torregiani, fino a pochi anni fa, si era mostrato disponibile a un confronto faccia a faccia con l'assassino di suo padre. "L'ultima cosa che mi preoccupa è un incontro, l'ho già avuto anche con altri personaggi", aveva detto dopo l'estradizione dell'ex terrorista dal Brasile. "Se questo può servire a dare delle risposte non solo a noi familiari ma a tutte le persone intorno a noi, che hanno bisogno di capire bene, di sciogliere tutti i lati oscuri di questa vicenda, io non ho problemi a farlo. Ci sono, se lui vorrà”.

Ora il dietrofront. "È colpa di chi ha scritto la riforma. Si dovrebbero mettere prima dei paletti. Il detenuto sconti almeno metà della condanna, in silenzio, in regime di alta sicurezza. Sarebbe anche il modo migliore per tutelare le famiglie delle vittime. Dimostri un vero pentimento. Dimostri che può essere reintegrato nella società. E solo allora chieda i benefici che la legge gli concede. Il percorso di reinserimento nella società non può partire da zero".

E ancora. "Battisti è in carcere da appena quattro anni. Per prima cosa è passato da detenuto in regime di alta sicurezza a detenuto comune. Nel 2020 ha ottenuto uno sconto di pena per buona condotta. Poi è stata accolta la sua richiesta di trasferimento dal carcere di Parma a quello di Massa, per stare più vicino alla famiglia. Sono tutti benefici".

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