Centinaia di anziani a Milano rischiano di perdere la casa per una speculazione edilizia: “Abbiamo paura”
Nella periferia est di Milano c'è un complesso di circa 500 appartamenti abitati per lo più da anziani. Gli alloggi, collocati in via Sulmona e via Tertulliano, fino al 2022 erano di proprietà dell'Enpam, l'ente di previdenza dei medici, che li affittava a canone concordato.
Poi la decisone di vendere al fondo Apollo Global Management, una società di private equity con sede a New York, la quale ha dato in gestione gli immobili a InvestiRE Sgr, gruppo Banca Finnat Euramerica Spa, per rimetterli sul mercato libero.
Il mercato libero è quello di Milano, anno 2023: i prezzi del mattone schizzati alle stelle, sia per gli affitti sia per le vendite. Così centinaia di persone, la maggior parte over 70, da alcuni mesi si trovano davanti all'incognita casa, rischiando di dover lasciare il luogo dove hanno trascorso la maggior parte della loro vita.
Fanpage.it è stata in via Sulmona a parlare con i residenti, che nel processo di trattativa con la nuova proprietà sono assistiti dall'Unione inquilini Milano.
Il sogno di una vita
Che cosa significa la parola casa in questi palazzoni di mattoncini e marmo ce lo spiega Tiziana Visintin, che insieme al marito vive qui da 52 anni.
"Quando siamo entrati in questo appartamento – dice Tiziana -, ci avevano promesso che dopo trent'anni avremmo potuto riscattarlo, ma ciò non è mai avvenuto. Oggi abbiamo 81 e 83 anni, almeno speravamo di poter restare a vivere qui e come noi tanti altri arrivati in questo complesso da giovani per mettere su famiglia".
Una generazione maturata tra le mura del civico 23 e nel grande cortile che accerchia i palazzi, tra il verde delle aiuole accuratamente potate e i giochi dei nipoti in prestito ai nonni dopo la scuola. Ma oggi le certezze non ci sono più.
"Abbiamo cercato di trattare con la nuova proprietà – spiega a Fanpage.it Gianni Belli, presidente di Unione inquilini Milano – e siamo riusciti ad ammorbidire le intenzioni iniziali, che prevedevano la disdetta di tutti gli affitti".
"Il proseguo del contratto di locazione – continua Belli -, con un 3+2, vale però solo per gli over 70 con un Isee inferiore a 35mila euro, fermo restando che il canone aumenterà in media del 20 per cento".
Tutti gli altri possono comprare il proprio appartamento o chiederne l'usufrutto. "Noi – commenta Tiziana – non rientriamo nelle categorie tutelate a causa dell'Isee, anche se abbiamo la pensione di un'ex insegnante e un ex impiegato".
"Alla nostra età – dice la donna – nessuna banca ci fa il mutuo e così l'unica alternativa sarebbe l'usufrutto. Ma per noi 65mila euro tutti in un colpo sono un terno al lotto".
Da soli è peggio
Katia Taffuro di anni ne ha 72, faceva l'infermiera e oggi vive da sola in un appartamento al 23 di via Sulmona. La incontriamo in cortile mentre porta a passeggio il cane.
"Una soluzione io non l'ho ancora trovata. Per l'usufrutto del mio alloggio mi chiedono 58mila euro, ma chi me lo dà un prestito alla mia età e senza figli o parenti che possano garantire per me?".
"Quando la mia mamma era ancora in vita – racconta Katia a Fanpage.it –, le dicevo di stare tranquilla, perché Milano è una città che fa tantissimo per i suoi anziani. Ora non ne sono più convinta, ho paura: dove trascorrerò la mia vecchiaia?".
Di padre in figlio
Roberto Fedele è un altro inquilino storico del complesso di via Sulmona. Ci accoglie nella casa in cui vive insieme alla moglie e dove sta attendendo i nipoti per il pranzo.
"Andare via da qui è impensabile – spiega mostrando l'appartamento vissuto ma curato nei minimi dettagli -, sia perché spostarsi a 80 anni è complicato, anche psicologicamente, sia perché nello stesso stabile abitano anche due dei nostri tre figli, con i nipoti di cui ci occupiamo".
"La casa – aggiunge Roberto – non possiamo certo comprarla, perciò abbiamo dovuto arrenderci all'usufrutto, ma significa erodere l'80 per cento dei nostri risparmi, con la paura che andando avanti non bastino per coprire eventuali spese sanitarie".
"La vera spada di Damocle – conclude il presidente di Unione inquilini – è che l'accordo con la nuova proprietà vale solo se almeno la metà degli inquilini comprano o fanno usufrutto, in caso contrario potrebbe saltare tutto. Ma oggi, a due settimane dalla scadenza del termine ultimo per decidere, non sappiamo se raggiungeremo il numero sufficiente".