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Cavo d’acciaio teso in mezzo alla strada, il 18enne Michele Di Rosa esce dal carcere: “Sono pentito”

Per Michele Di Rosa, il 18enne indagato con altri due ragazzi per aver teso un cavo da un lato all’altro di viale Toscana a Milano, è uscito dal carcere: il gip gli ha concesso gli arresti ai domiciliari.
A cura di Giorgia Venturini
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Sono stati disposti gli arresti ai domiciliari per Michele Di Rosa, il 18enne indagato con altri due ragazzi per aver teso un cavo da un lato all'altro di viale Toscana a Milano ad altezza uomo mettendo in pericolo la sicurezza dei ciclisti e motociclisti. Dalla notte tra sabato e domenica era detenuto in carcere, ora invece il giudice per le indagini preliminari di Monza ha disposto per il ragazzo, apprendista cuoco di Cologno Monzese, gli arresti domiciliari. Cosa che aveva chiesto anche la Procura.

Michele Di Rosa si è pentito davanti ai magistrati

Michele Di Rosa nelle ultime ore è stato interrogato dal pubblico ministero in presenza del suo avvocato. Il giovane avrebbe risposto alle domande e avrebbe fornito particolari utili. "Si è pentito", ha confermato il suo legale. L'avvocato Gaetano Giamboi nei giorni scorsi a Fanpage.it aveva detto che il 18enne "ha avuto un profondo patimento personale" e, non riuscendo a reggere "al suo stesso giudizio", ha deciso di costituirsi.

Il ragazzo si è costituito di sua spontanea volontà: "Si è reso conto della gravità di quello che ha fatto e non la vuole chiamare ‘bravata', perché secondo lui sminuisce quanto accaduto". Ora dovrà rispondere del reato di blocco stradale: è caduta infatti la prima ipotesi di reato nei confronti dei tre ragazzi ben più grave, ovvero quella di strage che prevedeva una pena minima di 15 anni di carcere.

Chi sono gli altri ragazzi indagati

Insieme a Di Rosa sono indagati il 24enne Alex Baiocco, il 24enne che si trova in carcere e che è stato il primo a essere identificato, e il minorenne "Ema" che è ricoverato in Psichiatria a Niguarda. Dovranno ora fornire la loro versione dei fatti.  Secondo al momento quanto ricostruito dalle forze dell'ordine, i tre ragazzi hanno preso la bobina di un cavo d'acciaio da un cantiere di via Ripamonti e lo hanno teso da un lato della carreggiata all'altro. "Eravamo ubriachi", aveva detto Baiocco durante l'interrogatorio di convalida del fermo davanti al gip. Poi il più grande del gruppo avrebbe aggiunto: "A qualcuno è venuta questa idea stupida di legare la corda da un lato all'altro della strada. Volevamo capire quanto fosse lungo il cavo".

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