Cateno De Luca candidato a Monza: “Io più leghista di Bossi, per i brianzoli un’occasione da non perdere”
Si definisce "un outsider", pronto a stravolgere i pronostici che lo vedono sfavorito nella sfida del 22 e 23 ottobre, le elezioni suppletive di Monza che designeranno il sostituto di Silvio Berlusconi in Senato. Cateno De Luca, sindaco di Taormina (Messina) e leader di Sud Chiama Nord, è pronto a fronteggiare avversari del calibro di Adriano Galliani e Marco Cappato. "Per i brianzoli sono un'occasione da non perdere".
Perché candidarsi a Monza?
A Monza ha vissuto mio padre dal 1958, per fare il muratore. Abitava in una baracca di 20 metri quadri nel quartiere San Rocco insieme ad altri tre colleghi, senza bagno e senza cucina. Ed è stato grazie alla Brianza che mio padre è riuscito a tornare in Sicilia e a comprare la casa per la sua famiglia a Fiumedinisi, la stessa dove sono nato io e dove tuttora abito.
Lei ci è mai stato?
Abbiamo aperto in città uno dei nostri uffici della Fenapi, la Federazione nazionale autonoma dei piccoli imprenditori, quindici anni fa.
Solo gratitudine per la Brianza dunque, dietro la scelta di candidarsi?
La Brianza ha bisogno di una marcia in più. La Brianza ha bisogno di un rappresentante che conosca bene la macchina amministrativa e che abbia esperienza come manager della pubblica amministrazione. Io ho il Guinness dei primati per comuni amministrati, non sono un politico. Per i brianzoli sono un'occasione da non perdere.
Qualcuno ha storto il naso davanti a un partito autonomista del Meridione che sceglie di presentarsi al Nord.
Sa cosa ha detto Bossi tempo fa, in una riunione tra fedelissimi? De Luca rappresenta quello che io ho cercato di fare in passato, ma non ci sono riuscito. Perché? Perché l'idea di Bossi era proprio quella di creare le condizioni perché il Meridione si auto-organizzasse. Un Sud che non aspetta più, ma agisce direttamente. E chiama il Nord, appunto.
L'ha detto Umberto Bossi?
Così mi è stato riferito. In Lombardia, del resto, dicono che io sia più leghista dei leghisti. Non stento a crederlo: il leghista di oggi non può certo più gridare "Roma ladrona"…
Chi è il favorito di questa sfida?
Sulla carta sarebbe Adriano Galliani. Ma non sono scoraggiato, mi è capitato molto spesso di ribaltare i pronostici. E in questo caso, ricordiamolo, il quaranta per cento dell'elettorato è meridionale.
Ecco, il superfavorito Adriano Galliani. Come lo vede?
Galliani ne capisce di politica come io ne capisco di calcio, cioè zero. Sono io l'unico brianzolo candidato, anche se il mio avversario mi ha consigliato di imparare il dialetto.
L'unico brianzolo?
Sembra una battuta, ma è così. Galliani sta violando uno dei pilastri dell'essere brianzolo: laurà. In politica non ha mai lavorato un solo giorno. Non ha mai presentato un disegno di legge, non ha mai preso la parola, ha sbagliato a votare tantissime volte. Non gliene frega niente.
È il seggio di Silvio Berlusconi.
Il seggio di Berlusconi non si tramanda per eredità. Non è una poltrona nel cda della Fininvest, è amministrazione della cosa pubblica. È rappresentare un territorio.
Occupare proprio quel seggio non ha valenza simbolica?
Per me no. Rappresenta il quartier generale di modelli politici che non ho mai condiviso e che vorrei cambiare, tutto qui. Poi, personalmente, ho sempre avuto rispetto di Berlusconi. Ma quando mi è stato proposto di correre con il centrodestra ho declinato.
Marco Cappato?
È politicamente disoccupato, alla ricerca di un posto di lavoro. Che mestiere fa? Non l'abbiamo ancora capito. La politica, poi, non è il fine vita o la liberalizzazione delle droghe. È prendere delle decisioni, trovare delle soluzioni.
Ha detto che, nel caso di Cappato, ha vinto la politica romana salottiera.
Marco Cappato è civico solo quando gli fa comodo. Qui, invece, l'unico civico sono io.
Come convincerà gli elettori della Brianza a votare per lei?
Gli elettori della Brianza non hanno bisogno di essere convinti, la mia storia parla da sola. Non sono qui a riprendermi il seggio che si è fregata Marta Fascina nel collegio di Marsala. Del resto, se lei è stata eletta in Sicilia perché non posso essere eletto io in Lombardia? Ma non voglio puntare su questo. A paragonarmi politicamente alla Fascina non ci penso neanche.
La chiamano "Scateno".
Sono impertinente e irriverente, un elefante nella cristalleria. Magari non farò mai carriera, ma sono felice così. Rimango a modo mio. Un ragazzo di Fiumedinisi.
Come va con il dialetto brianzolo? Ha seguito il consiglio di Galliani?
Lo sto imparando.