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Cassina de’ Pecchi, uno dei braccianti schiavizzati: “Ci chiamavano animali, neg… di mer…”

“Ci chiamavano coglioni, animali, negri di merda. Ci dicevano che in africani siamo tutti dei poveracci che non hanno niente”. Questa la testimonianza di uno dei cento braccianti schiavizzati dall’azienda agricola di Cassina de’ Pecchi, alle porte di Milano, la StraBerry, che costringeva i lavoratori a 4,5 euro all’ora e condizioni di lavoro disumane.
A cura di Filippo M. Capra
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Emergono atroci dettagli circa le condizioni cui erano costretti i cento braccianti schiavizzati dall'azienda agricola StraBerry a Cassina de' Pecchi, alle porte di Milano. Uno di loro, ascoltato dagli investigatori, ha ricordato un episodio in cui uno dei suoi capi gli ha detto "che siamo dei poveracci africani che non hanno niente".

I capi ai braccianti: Siete dei neg… di m…

Poi, non contento, lo avrebbe "spintonato violentemente provando a buttarmi fuori dall'ufficio", ha continuato il bracciante, Mohamed, aggiungendo che mentre veniva spinto, il capo "continuava a venirmi sulla faccia e continuava ad urlare e sputacchiarmi in faccia". Comportamento grave già di per sé, ancora di più in tempi di Covid. Nel campo dove venivano pagati 4,5 euro all'ora per almeno nove ore di lavoro al giorno, i braccianti venivano presi di mira per il colore della loro pelle. Mohamed ha infatti spiegato che due dei suoi capi "erano molto offensivi e usavano parole come "coglione", "negro di m…", "animali"".

La start up lombarda che ha vinto due Oscar Green

E dire che l'azienda agricola in questione, la StraBerry, nata da una start up, ha ricevuto un doppio Oscar Green nel 2013 e nel 2014 da Coldiretti, grazie alla coltivazione di frutta a chilometro zero, rispetto dell'ambiente e utilizzo di energia rinnovabile. La start up lombarda coltiva e vende frutti di bosco provenienti da agricoltura biologica che si è fatta conoscere a Milano grazie alle Apecar che ha posizionato in numerosi punti strategici con le quali ha iniziato a vendere proprio i prodotti derivanti dalla coltivazione della frutta. Ora è travolta dallo scandalo. Sette dei suoi dipendenti, tra titolari e contabili, sono indagati.

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