Caso Ziliani, analisi dei Ris sulle scarpe e i jeans trovati nei boschi: si cercano nuove tracce
Nuove analisi dei carabinieri del Ris per cercare di capire se le scarpe e i jeans ritrovati subito dopo la scomparsa di Laura Ziliani, avvenuta l'8 maggio scorso a Temù (Brescia), appartengano o meno alla 56enne. Il cadavere della donna è stato ritrovato l'8 agosto: sul suo corpo sono stati trovati brandelli di quelli che, come riporta l'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Alessandra Sabatucci, erano indumenti da notte. E proprio quei jeans, l'ultimo capo di abbigliamento trovato, non erano mai stati visti prima dal compagno dell'ex vigilessa che ha inoltre raccontato agli inquirenti che Laura non era solita uscire in jeans per fare un'escursione.
Il ritrovamento delle scarpe
La prima scarpa viene ritrovata il 23 maggio quando ormai le ricerche erano state sospese: la figlia Silvia – che attualmente si trova in carcere con Paola accusate, insieme al fidanzato della prima, di aver ucciso la madre e nascosto il cadavere – afferma essere della donna. Qualche giorno dopo viene ritrovata la seconda scarpa. Dall'ordinanza di custodia cautelare emerge che un residente di Temù aveva visto due ragazzi vicino agli alberi in cui è stata trovata la calzatura. I due con fare furtivo si sono presto allontanati. L'uomo è così entrato lì dove aveva visto il ragazzo uscire e ha trovato la seconda scarpa. Dirà poi che la giovane era una delle figlie di Ziliani e riconoscerà, attraverso una foto mostrata dai carabinieri, Mirto Milani.
I jeans strappati alle ginocchia
A inizio giugno, nel torrente Fiumeclo, vengono poi trovati i jeans strappati alle ginocchia. Anche quelli le figlie affermano appartenere alla madre. Qualche giorno prima però il trio viene intercettato e, prima ancora di trovare i pantaloni, Paola parlava del torrente Fiumeclo. Dalle celle telefoniche è emerso che, ogni volta che veniva trovato un capo d'abbigliamento, i tre partivano da Brescia e arrivano a Temù.