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News sul caso Daniela Santanchè

Caso Santanchè, i giudici dispongono la liquidazione giudiziale per Ki Group

Per la Ki Group, la società del gruppo che era guidata dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè, è stata disposta la liquidazione giudiziale. La replica: “Nella Ki Group non ho alcun ruolo, c’è solo volontà di screditarmi”
A cura di Giorgia Venturini
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Per la Ki Group, la società del gruppo che era guidata dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè, è stata disposta la liquidazione giudiziale. Il Tribunale ha deciso quindi il fallimento secondo le vecchie procedure per una delle società del gruppo del bio food di cui la ministra aveva le redini prima dell'uscita dalla società: la ministra del Turismo in passato deteneva, tramite la Immobiliare Dani srl, il 5 per cento di Ki Group, e lei stessa è stata presidente di Bioera, società che controllava Ki Group Honlding.

La società aveva chiesto l'ammissione al concordato semplificato, ma ora i giudici hanno invece accolto la richiesta della Procura di Milano. Entro tre giorni, adesso, Ki Groupdovrà depositare i bilanci e tutte le scritture contabili e fiscali.

Con il verdetto di oggi, inoltre si aprono adesso scenari per un'inchiesta per bancarotta a carico di amministratori ed ex della srl. Nelle scorse settimane avevano rinunciato invece all'istanza di liquidazione undici persone, tra dipendenti ed agenti di commercio, che si erano visti pagare o integralmente o un acconto dello stipendio e del Tfr che in precedenza non avevano avuto.

"In relazione all'apertura della liquidazione giudiziale della società Ki Group s.r.l., ed alle conseguenti notizie apparse su talune testate giornalistiche in riferimento ad un asserito caso Santanchè, intendo precisare che in detta società ho avuto tempo addietro un ruolo del tutto marginale ed oggi non ne ho alcuno", interviene intanto la ministra Santanchè.

"Le notizie secondo cui Ki Group farebbe (od avrebbe fatto) ‘capo a me' forniscono dunque una rappresentazione non vera dei fatti e paiono ispirate esclusivamente dalla volontà di screditare la mia immagine personale e la reputazione della carica che ho l'onore di ricoprire".

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