Caso Ramy, a processo con rito immediato l’amico Fares Bouzidi che guidava il T-Max inseguito dai carabinieri

Fares Bouzidi, il 22enne alla guida dello scooter dove viaggiava Ramy Elgaml e che nella notte tra il 23 e il 24 novembre scorso si è schiantato a Milano al termine di un inseguimento con i carabinieri, ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato. In questo caso l'accusa è quella di resistenza a pubblico ufficiale, dal momento che il giovane si trova infatti anche indagato per omicidio stradale in concorso con il militare che quella sera era al volante della gazzella.
Il processo si terrà davanti al gup Fabrizio Filice il prossimo 26 giugno. La richiesta di rito alternativo, che in caso di condanna dà diritto allo sconto di un terzo della pena (da sei mesi a 5 anni è quella prevista dal codice per tale reato), è stata avanzata dopo che era già stata accolta l'istanza di immediato avanzata dalla Procura e fissato il dibattimento in Tribunale per il 18 aprile.
Secondo la ricostruzione dei pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, che coordinano le indagini assieme all'aggiunto Tiziana Siciliano e al procuratore Marcello Viola, la notte del drammatico incidente Fares era alla guida del T-Max "senza aver conseguito la patente" e "dopo aver assunto sostanze stupefacenti". Invece di fermarsi all'alt dei carabinieri in zona corso Como, avrebbe "improvvisamente" accelerato dando il via a un inseguimento "a velocità elevatissima" per otto chilometri, mettendo in atto "manovre pericolose", mantenendo "una velocità di gran lunga superiore rispetto ai limiti consentiti" attraversando da una parte all'altra la città e percorrendo vie contromano o sorpassando a destra.
Lo schianto in cui ha perso la vita Ramy, che nell'inseguimento aveva smarrito il casco, è poi avvenuto all'incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta. Immagini riprese da un passante, poi avvicinato da due carabinieri (ora indagati) che gli avrebbero intimato di consegnare il video.