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Caso Pifferi, il pm chiede altri 6 mesi di indagine sulle psicologhe del carcere: “C’è una rete criminale”

Le due psicologhe e l’avvocata di Alessia Pifferi, Alessia Pontenani, sono indagate per falso ideologico e le due dottoresse anche per favoreggiamento. Il pubblico ministero chiede ora il prolungamento di altri sei mesi nelle indagini nei loro confronti per “delineare la rete criminale nel cui ambito si collocano i fatti”.
A cura di Giorgia Venturini
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Il pubblico ministero Francesco De Tommasi ha chiesto un rinvio delle indagini sulle due psicologhe che hanno seguito in carcere Alessia Pifferi, accusata di aver abbandonato la sua bambina di 18 mesi morta poi di stenti in casa. E per questo rinvio il magistrato parla di "rete criminale": il sostituto procuratore infatti sostiene che durante il corso delle indagini su Alessia Pifferi ci sia stato un accordo per spingere il procedimento penale verso l'incapacità mentale dell'imputata.

Per questo le due psicologhe sono indagate per falso ideologico e per favoreggiamento e l'avvocata Alessia Pontenani per il solo falso ideologico. Ora, dagli atti del rinvio, emerge che una delle due psicologhe è accusata di favoreggiamento aggravato in quanto sarebbe stato commesso il fatto "in epoca antecedente e prossima al 28 luglio 2022", ossia circa una settimana dopo l'arresto di Pifferi, "con condotte in atto".

Perché per il pubblico ministero si parla di "rete criminale"

Per De Tommasi l'indagine è un "procedimento complesso di criminalità organizzata" e quindi servono "ulteriori accertamenti" per "individuare altre persone coinvolte" e "delineare la rete criminale nel cui ambito si collocano i fatti". Per il pubblico ministero quindi servono altri sei mesi e ha chiesto anche che la proroga non dovesse essere notificata agli indagati. Alla fine, però, gli avvisi sono stati fatti: il giudice per le indagini preliminari ha rilevato che "non sussistono ipotesi di reato" in questo caso che prevedono una deroga alle notifiche, come prevista nei procedimenti di criminalità organizzata.

La richiesta di proroga riguarderebbe però la sola imputazione di favoreggiamento personale, a cui si aggiungono ora due aggravanti: ovvero quella dell'aver voluto assicurare l'impunità e l'abuso di poteri. Tutto questo, secondo il pubblico ministero, sarebbe stato fatto per cercare di ottenere la perizia psichiatrica durante il processo. Alla fine la perizia è stata eseguita e depositata: Alessia Pifferi è stata ritenuta capace di intendere e di volere. 

Come rispondono a queste accuse le indagate

In difesa delle professioniste stanno insorgendo gli avvocati delle psicologhe e la stessa Pontenani, oltre che l'Ordine degli avvocati milanesi e la Camera Penale. Lunedì 4 marzo l'ordine degli avvocati ha indetto uno sciopero in solidarietà della collega. La procuratrice generale Francesca Nanni ha richiesto al procuratore Marcello Viola una relazione sul caso, che ha visto l'altro pm, Rosaria Stagnaro, lasciare il processo, spiegando di non essere stata informata e di non condividere la linea di De Tommasi.

L'avvocata Alessia Pontenani a Fanpage.it ha precisato l'assurdità, per lei, di questo rinvio delle indagini per criminalità organizzata: "Per questo lunedì 4 marzo chiederò il rinvio dell'udienza su Alessia Pifferi. Ci sarà da ridere, lunedì discuteremo animatamente del comportamento del pubblico ministero. Perché io essere messa alla gogna per aver svolto un lavoro difensivo nei confronti di Alessia Pifferi proprio non ci sto. Non mi faccio prendere in giro".

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