Caso Genovese: nell’indagine sulla droga anche pr, personal trainer dei vip e malavitosi
"Segui la droga". Non è un consiglio ma una precisa linea investigativa della Squadra mobile milanese, che sta dedicando tempo e risorse per distinguere le vere vittime di Alberto Genovese dai mitomani e che, suo malgrado, deve combattere con testimoni (o presunti tali) che preferiscono raccontare i propri ricordi in televisione davanti a milioni di persone invece che ai poliziotti. "Del resto se vieni in questura non ti diamo il gettone di presenza", commenta ironico uno di loro.
“Segui la droga”, è come un mantra. Tutto parte da lì e adesso sono in parecchi a tremare. Esaurito il “filone ragazze” l’attenzione si sta concentrando sugli spacciatori che frequentavano Terrazza Sentimento e che ruotavano attorno al suo padrone di casa. Colletti bianchi della coca (e non solo quella), rispettabilissimi pr, perfino personal trainer di importanti signore della televisione e di alcune ospiti delle feste di Genovese. Un mondo di mezzo con intrecci sorprendenti, personaggi trasversali alla società milanese che frequentano vip di alto profilo ed esponenti di famiglie criminali con cognomi ben noti negli uffici dell’antidroga. Italiani, ma anche albanesi.
Le chat della "comunità"
Dall’inizio dello scandalo Genovese le informazioni hanno viaggiato sempre su almeno tre binari. Quello mediatico, segnato prima da una strana omertà da parte dei diretti interessati, e poi diventato simile a un mercato delle ospitate, con la compravendita di protagonisti e comparse come nel calciomercato. Poi c’è quello giudiziario, con accelerazioni e rallentamenti pilotati dalle parti. Infine quello della "comunità", popolato da chi davvero conosce il mondo delle feste e i suoi segreti che è meglio tenere per sé. In quest’ultima fitta rete di conversazioni e telefonate c’è il vero racconto di cosa succedeva nell’attico di Genovese e nelle altre case della stessa portata, c’è la paura di finire nell’indagine e ci sono le rassicurazioni di chi si sente intoccabile. Come osservatori muti in queste chat ci sono anche gli investigatori, che ormai a poche settimane dalla chiusura delle indagini hanno un quadro abbastanza chiaro delle responsabilità e delle nuove piste da percorrere. "Segui la droga", appunto.
La personalità distorta
Alberto Genovese ha concentrato la sua difesa sull’abuso di cocaina, tentando di giustificare i suoi comportamenti con la distorsione della propria personalità tossica. Un’aggravante in termini giuridici, una attenuante per una parte dell’opinione pubblica, uno spunto per la Squadra mobile che durante la prima perquisizione ha trovato nella cassaforte della sua camera da letto 75 grammi tra chetamina, Mdma e cocaina. L’indagine sui pusher, anche se non formalmente, è iniziata quel giorno, e i suoi sviluppi promettono nuovi, clamorosi colpi di scena.