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Caso camici, pm: una chat whatsapp prova che quella del cognato di Fontana non fu una donazione

Dietro la trasformazione del contratto di “fornitura” di 75mila camici a Regione Lombardia, da parte dell’azienda del cognato di Attilio Fontana, in “donazione” di 49mila pezzi ci sarebbe un trucco pianificato per potersi “rimangiare” un terzo della commessa e rivendere così 25mila camici per un prezzo più alto, regalandone una parte a una onlus varesina. È l’ipotesi degli inquirenti milanesi che indagano per frode in pubbliche forniture. La convinzione dei pm, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, si fonda su una chat whatsapp.
A cura di Simone Gorla
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La trasformazione della commessa da 513mila euro per 75mila camici all'azienda del cognato di Attilio Fontana in donazione a favore di Regione Lombardia potrebbe essere frutto di un "accordo preordinato" tra Andrea Dini e Aria spa, la centrale acquisti della Lombardia. È la nuova ipotesi al vaglio dei pubblici ministeri milanesi che indagano sul "caso camici", una vicenda che ha già portato all'iscrizione nel registro degli indagati del governatore Fontana, del cognato, titolare della Dama spa, dell'ex dg di Aria, Filippo Bongiovanni.

Fornitura trasformata in donazione: per gli inquirenti fu un trucco per rivendere parte dei camici

Quello degli inquirenti è più di un dubbio: il passaggio dal contratto di "fornitura" di 75mila camici siglato il 16 aprile alla "donazione" di 49mila pezzi del 20 maggio non sarebbe dovuta alla generosità e nemmeno – come sostenuto da Fontana di fronte al Consiglio regionale – a una sua richiesta al parente di rinunciare ai pagamenti per evitare polemiche sul conflitto di interessi. Al contrario, dietro l'improvvisa trasformazione ci sarebbe un trucco pianificato per potersi "rimangiare" un terzo della commessa e rivendere così 25mila camici per un prezzo più alto, regalandole una parte a una onlus varesina.

La chat whatsapp due ore prima della comunicazione ufficiale: "Li vendiamo a 9 euro"

Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, la convinzione dei pm milanesi si fonda su una chat whatsapp. Un messaggio inviato la mattina del 20 maggio, prima della comunicazione da parte di Dini alla Regione di voler "donare" il materiale sanitario. Un messaggio in cui Dini scrive: "Abbiamo ricevuto una bella partita di tessuto per camici. Li vendiamo a 9 euro, e poi ogni 1000 venduti ne posso donare 100".

Cambia il quadro delle indagini

Un dettaglio che cambia radicalmente la visione degli inquirenti. A questo punto la "frode in pubbliche forniture" contestata a Fontana, Dini e Bongiovanni non riguarderebbe più un tentativo di rivendere parte del materiale effettuato dopo la donazione per rientrare del mancato guadagno. Potrebbe invece essere stata progettata prima e, nell'ipotesi della procura, sulla base di un accordo con l'amministrazione regionale.

La finanza ha trovato i 25mila camici nella sede di Dama spa

Intanto la guardia di finanza ha trovato proprio i 25mila camici mai consegnati alla Regione nel corso di una perquisizione presso la Dama Spa. Un intervento che lo stesso Dini ha accolto come "una liberazione" perché "così hanno visto che sono qua, non vedevo l'ora di liberarmene"

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