Caso camici e mistero della doppia firma: per i pm Fontana sapeva dei soldi in Svizzera dal 1997
Per i pubblici ministeri milanesi Attilio Fontana avrebbe saputo che la sua famiglia aveva soldi in Svizzera fin dal 1997, quando fu aperto dalla madre il conto su cui sono confluiti 3 milioni di euro, e non nel 2015 quando la somma di 5,3 milioni fu "scudata" con la voluntary disclosure, come il governatore lombardo ha sempre sostenuto.
Gli inquirenti indagano sul caso camici e sui soldi presi da un conto alla Ubs di Lugano e utilizzati da Fontana per "rimborsare" il cognato Andrea Dini per il mancato guadagno. Un bonifico partito quando la fornitura a Regione Lombardia dall'azienda di famiglia, la Dama spa, nella primavera del 2020 fu trasformata in donazione in seguito alle polemiche per il conflitto d'interessi del presidente della giunta regionale.
Al centro delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Romanelli e dai pm Filippini, Furno e Scalas sono finiti i documenti con cui fu aperto quel primo conto, che proverebbero che Fontana aveva la delega a operare. Secondo quanto riportato da Ansa, una consulenza avrebbe accertato che la donna firmò, probabilmente non in Svizzera, per l'avvio del rapporto bancario, quindi il documento sarebbe stato scannerizzato e il governatore, in altro momento, avrebbe firmato la delega ad operare.
Sempre secondo la ricostruzione della Procura di Milano, che nei giorni scorsi ha inviato una richiesta di rogatoria in Svizzera e ipotizzato i reati di autoriciclaggio e false dichiarazioni nella voluntary disclosure, quel conto venne poi chiuso e i soldi spostati su un altro conto aperto nel 2005 con altri 2,5 milioni.
Nell'ambito delle indagini della guardia di finanza è stato disposto un accertamento sui documenti relativi al conto aperto nel 1997, ma anche una consulenza sulla firma della madre di Fontana sui documenti per l'apertura del conto del 2005, che è ritenuta falsa.
"Fontana è stupefatto sull'ipotesi è che la firma della madre possa essere falsa: per ora in mano non abbiamo ancora nessuna carta. Bisogna rintracciare i documenti del 2005. Certo però è che la firma nel tempo può cambiare", ha spiegato a Fanpage.it l'avvocato Jacopo Pensa, legale del governatore lombardo.