Caso Bozzoli, a processo per omicidio il nipote dell’imprenditore scomparso nel 2015
Giacomo Bozzoli, nipote dell'imprenditore Mario, scomparso nell'ottobre del 2015, è stato rinviato a giudizio con l'accusa di aver ucciso lo zio e di averne fatto sparire il corpo. La vicenda della scomparsa dell'imprenditore, le cui tracce sono svanite dalla sera dell'8 ottobre di cinque anni fa, approda dunque finalmente in un'aula del tribunale di Brescia. I giudici saranno chiamati a decidere in merito alla colpevolezza o meno del nipote, che secondo l'accusa avrebbe ucciso lo zio per dissidi legati a un movente di tipo economico: Mario Bozzoli aveva scoperto, stando all'accusa, una presunta truffa del nipote finalizzata ad avviare una nuova attività imprenditoriale.
Il giallo di Marcheno vive dunque un nuovo passaggio, forse il più importante. Mario Bozzoli, 50 anni, scomparve nella fonderia di Marcheno di cui era proprietario assieme al fratello Adelio (padre di Giacomo), dopo una telefonata alla moglie in cui la avvisava che sarebbe tornato a casa di lì a poco: a casa però non tornò mai. Il giudice per l'udienza preliminare di Brescia Alberto Pavan era chiamato oggi a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio presentata dal procuratore aggiunto Silvio Bonfigli. Di contro, la difesa di Giacomo Bozzoli aveva chiesto il "non luogo a procedere" per mancanza di prove. Nel giallo di Marcheno manca infatti la prova regina, ossia il cadavere di Mario Bozzoli, che non è mai stato trovato. Un altro cadavere, invece, venne ritrovato in un bosco vicino alla fonderia pochi giorni dopo la scomparsa dell'imprenditore: è quello di Beppe Ghirardini, operaio della fonderia di Marcheno che era presente in fabbrica il giorno della scomparsa del suo datore di lavoro. Anche la sua morte è avvolta dal mistero: ufficialmente è deceduto per aver ingerito della capsule di cianuro, ma i suoi famigliari non hanno mai creduto alla tesi del suicidio.
La prima udienza del processo a carico di Giacomo Bozzoli si terrà il 14 gennaio 2021 davanti alla Corte d'Assise di Brescia, dove si celebrano i processi che prevedono le pene più elevate. L'imputato non ha scelto riti alternativi – come il rito abbreviato, che consente lo sconto di un terzo dell'eventuale pena: si andrà dunque al dibattimento. Giacomo Bozzoli dovrà difendersi dalle accuse di omicidio volontario e distruzione di cadavere.