CasaPound sfida le Istituzioni: “Non ci servono autorizzazioni per avere i nostri spazi, ce li prendiamo”
Venerdì 20 settembre, a Roma, il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato da CasaPound che riteneva illegittima la sentenza del Tar a favore della decisione del sindaco di Brescia di non concedere spazi pubblici al movimento di estrema destra. La vicenda risale al 2017, quando la Giunta del primo cittadino Emilio Del Bono non aveva concesso spazi pubblici al movimento guidato da Gianluca Iannone perché i suoi militanti avevano deciso di non presentare la dichiarazione che "confermava di riconoscersi in principi e norme della Costituzione italiana e di ripudiare fascismo e nazismo".
Un primo verdetto era stato sancito dalla decisione del Tribunale amministrativo regionale (Tar) di Brescia che aveva appoggiato la decisione della Giunta comunale con la seguente motivazione:"L'adesione ai principi e alle norme costituzionali non è scindibile rispetto al ripudio del fascismo e del nazismo". Il movimento di estrema destra ha però continuato la sua battaglia arrivando fino al Consiglio di Stato, che si è espresso venerdì 20 settembre confermando la decisione del Tar.
In particolare i giudici hanno sottolineato: "L’obiettivo di evitare che gli spazi pubblici vengano utilizzati per il perseguimento delle finalità antidemocratiche proprie del partito fascista è un obiettivo di sicuro interesse pubblico. Rispetto a questa finalità, l’obbligo posto dalla giunta non appare sproporzionato e si fonda sulla presunzione non irragionevole che chi si rifiuti di ripudiare il fascismo, e quindi mantenga un legame con quell’esperienza, possa poi utilizzare quello spazio per perseguire finalità antidemocratiche".
CasaPound, nella giornata di ieri 23 settembre, si è espressa sulla faccenda con un comunicato: "La decisione del consiglio di Stato di confermare il divieto del Comune di Brescia alla concessione di spazi a CasaPound è vergognosa e figlia del clima di scontro politico che ANPI e sinistra stanno creando da mesi. Nonostante questo, CasaPound non si ferma: siamo un’associazione regolarmente riconosciuta, che da anni porta avanti su tutto il territorio italiano iniziative sociali e culturali. Non abbiamo bisogno di autorizzazioni per conquistare quelli che sono i nostri spazi. Se ne facciano una ragione sia i comuni che i nuovi partigiani 3.0: ci riprendiamo tutto”.