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Carte di credito clonate, truffe online e documenti falsi: 9 arresti tra Milano, Pavia e Brescia

Carte di credito clonate, truffe online per un milione di euro e attestazioni false vendute a stranieri, che volevano regolarizzare la propria posizione in Italia: è questo il risultato di un’indagine condotta dai carabinieri di Brescia che ha portato all’arresto di nove persone – sei in carcere e tre ai domiciliari – tra Milano, Brescia e Pavia.
A cura di Ilaria Quattrone
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I carabinieri di Brescia durante l'operazione (Fonte: carabinieri di Brescia)
I carabinieri di Brescia durante l'operazione (Fonte: carabinieri di Brescia)

Avevano messo in piedi un articolato sistema di truffe online attraverso l'uso di carte di credito clonate: è questo quanto scoperto dai carabinieri di Brescia che nella mattina di oggi, mercoledì 17 febbraio, su ordine della Procura hanno eseguito nove arresti tra Brescia, Milano e Pavia. Tutti sono accusati di frode informatica, autoriciclaggio e truffa ai danni dello Stato. Sei persone sono state portate in carcere mentre tre agli arresti domiciliari.

Carte di credito clonate e truffe online

Stando alle indagini i presunti responsabili avrebbero clonato carte di credito così da acquistare online dei telefoni che venivano rivenduti in esercizi commerciali compiacenti, i quali poi davano all'organizzazione i proventi delle vendite. Attraverso queste truffe sono riusciti a ottenere quasi un milione di euro. Soldi finiti poi in conti correnti aperti in Croazia. In totale sono state raggirate circa duecento vittime. I militari sono riusciti a risalire al gruppo grazie a uno di queste frodi: rintracciata la spedizione, i carabinieri sono arrivati sul posto durante la consegna della merce. Qui hanno fermato un uomo che stava ricevendo un'importante quantità di cellulari, tra i quali quello monitorato dalle forze dell'ordine.

Le attestazioni false offerte a persone straniere

Nell'ambito della stessa inchiesta, è stato scoperto che l'organizzazione avrebbe orchestrato un'enorme truffa ai danni dello Stato. Sarebbero stati offerte a una ventina di stranieri, che avrebbero voluto regolarizzare la propria posizione in Italia, delle attestazioni false in cui venivano certificati precedenti lavori dipendenti e riportate dichiarazioni di falsi datori di lavoro. Il tutto dietro un compenso in denaro che oscillava tra i tremila e i cinquemila euro. Due membri dell'organizzazione inoltre avevano ottenuto indebitamente il reddito di cittadinanza, nonostante l'elevato tenore di vita.

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