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Mattia Lucarelli e Federico Apolloni accusati di stupro

“Carta, forbice, sasso per decidere chi avrebbe abusato prima della ragazza”: l’inchiesta su Lucarelli e Apolloni

I calciatori del Livorno accusati di violenza sessuale di gruppo Mattia Lucarelli e Federico Apolloni la sera del 26 marzo 2021 “si giocarono la precedenza per abusare della ragazza”. Davanti alle condizioni della giovane (che “non era lucida”) i due si sarebbero mostrati inoltre “privi di empatia, scegliendo di abusare di lei a proprio vantaggio”. Ecco quanto sostiene l’accusa.
A cura di Francesca Del Boca
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Federico Apolloni e Mattia Lucarelli
Federico Apolloni e Mattia Lucarelli
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Mattia Lucarelli e Federico Apolloni, i due calciatori del Livorno indagati con l'accusa di stupro di gruppo insieme ad altri tre amici, avrebbero considerato la studentessa americana incontrata la sera del 26 marzo 2021 in discoteca a Milano come "un dono dal cielo" e, soprattutto, come un oggetto di cui disporre a proprio piacimento – al punto da "giocarsi" il turno a "carta, sasso e forbice", per stabilire chi avesse diritto a consumare per primo il rapporto sessuale. 

Questo, secondo La Repubblica, emergerebbe dalle carte dell'inchiesta della squadra mobile diretta da Marco Calì, dall'aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo, che ha condotto i due giovani ai domiciliari recentemente revocati. Sotto la lente degli investigatori testimonianze, racconti e soprattutto i video girati quella notte proprio dai due e dal loro gruppo di amici.

La difesa di Lucarelli e Apolloni: "Clima scherzoso, nessuna forzatura"

Si difendono intanto gli imputati: lei, la studentessa americana 23enne che ha denunciato la violenza, sembrava "divertita". Apolloni, in particolare, parla un clima "scherzoso reciproco", di non aver capito che la ragazza fosse "così ubriaca".

Per Lucarelli, invece, quella ragazza sembrava solo "estroversa ed esuberante", e che "non era stata forzata in alcun modo". Inoltre, secondo la difesa, mancherebbe un sesto video che dovrebbe dimostrare un rapporto sessuale consenziente, e di conseguenza scagionare l'intero gruppo.

La testimonianza della 23enne americana

Di altro avviso la diretta interessata, che durante le sue testimonianze ha sempre raccontato una storia diversa. "Io ho detto di no, che questo non poteva succedere, che avevo un ragazzo. Stavo muovendo la testa, continuando a dire di no". In macchina, per le scale, nell'appartamento in Porta Romana dove viene condotta dai ragazzi.

"Dovrei tornare a casa", balbetta, confusa, in un video. Lo ripete più volte. "Non bloccarmi, non sono un oggetto". Barcolla, ha bevuto molto. E i ragazzi, eccitati: "Se supera questa porta è finita…". "Se questa chiama la polizia ci inc.. tutti". Le parlano in italiano, e davanti alla sua confusione: "Non ci importa se non capisci".

"La ragazza non era lucida, impossibile il consenso"

Secondo il giudice, comunque, la 23enne si sarebbe trovata in "una condizione di inferiorità psicofisica che renderebbe del tutto ininfluente anche la prova della partecipazione attiva e del consenso". E davanti al fatto che la ragazza non fosse "lucida", i giovani si sarebbero così mostrati "del tutto indifferenti", "privi di qualunque empatia", "scegliendo di abusare a proprio vantaggio", facendo a turni, delle condizioni della studentessa unicamente "per il proprio divertimento".

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