Tentare di comprendere le ragioni che hanno spinto l’insospettabile della porta accanto a trasformarsi in un brutale assassino è uno degli aspetti più interessanti della mia professione. Ma la morte di Carol Maltesi induce inevitabilmente a fare un passo in più in questa riflessione. Perché siamo di fronte a una vittima fatta a pezzi non solo dal suo carnefice, ma anche dalla società. Una società che, per mancanza di una rete protettiva, ha reso per mesi invisibile la sua scomparsa. E non soltanto. Non soltanto perché, con l’emergere dei dettagli raccapriccianti di una storia che mai si vorrebbe scrivere, ci si è focalizzati sulla vita di lei. Lei che, di professione, faceva l'attrice hard. Lei che può essere deliberatamente giudicata per come aveva scelto di condurre la propria vita. Come se quel mestiere potesse giustificare quello che le hanno fatto. Come se, nella sua esistenza, si potesse trovare qualcosa di turbolento in grado di motivare una violenza talmente inaudita da essere, in certi passaggi, inenarrabile. Del resto, Fontana di mestiere faceva il bancario. Carol la pornostar.
Dunque, per capire chi è Davide Fontana è necessario indagare sulla sua personalità. Prima, però, è doverosa una premessa. Premessa che rende inevitabile scomodare Sigmund Freud. Secondo il fondatore della psicanalisi, invero, tre sono i livelli con i quali si palesa la personalità di ciascuno di noi: pubblico, privato e segreto (Es, Io e Super Io). Ma, per condurre il tipo di indagine prefissatami per l’omicidio di Carol Maltesi, dobbiamo inevitabilmente addentrarci nell’ultimo dei tre livelli. Quello nel quale risiedono gli impulsi incontrollabili e le fantasie più incontenibili dell’essere umano. Quello in cui si alberga la parte più selvaggia di ciascuno di noi.
Il profilo di Davide Fontana
Davide Fontana è senza dubbio un sadico sessuale. Che ha ucciso non in preda ad un raptus, ma nella ricerca di un piacere perverso ed estremo. In gergo tecnico, si parla di erotizzazione dell’aggressività. Più nel dettaglio, la sofferenza provocata e la paura esternata dalla vittima sono la principale forma di gratificazione sessuale che soggetti come Davide sono in grado di sperimentare. Dunque, proprio in virtù di tali caratteristiche, escluderei categoricamente quanto raccontato da Fontana relativamente alla storia del gioco erotico finito male.
La connotazione erotica è certamente presente, ma in relazione all’atto criminale strettamente inteso. Perché proprio l’utilizzo del martello per ucciderla avrebbe verosimilmente costituito il giusto mezzo per ottenere l’appagamento sessuale. Una tesi, questa, che sembrerebbe esser avvalorata dal comportamento successivo alla morte della ragazza. Nello specifico, per quel che attiene la fase dello smembramento e del congelamento del cadavere. Stesso discorso vale per il (presunto) secondo video amatoriale girato nella stanza. Non a caso l’uomo ha dichiarato di averlo eliminato. Non a caso perché, quel video, a mio avviso, non è mai esistito.
In un simile scenario, non meno importanza acquisisce il dato per il quale Davide si sia inizialmente assicurato la disponibilità dei resti di Carol. In questo senso, pur avendo occultato il cadavere nell’appartamento di quest’ultima, l'uomo ha comunque mantenuto un certo tipo di legame con lo stesso. Dal momento che le loro abitazioni erano separate da un ballatoio e lui aveva le chiavi di accesso.
Ma voglio fare con voi un ulteriore passaggio, strumentale a delineare ancor di più che cosa può albergare nella mente di soggetti come Fontana. Il corpo di Carol, fatto a pezzi, potrebbe aver astrattamente assunto un ruolo simbolico e quindi funzionale ad alimentare ulteriori e successive fantasie sessuali dell’uomo. Anche dopo la morte della Maltesi. Ragionando in questi termini è altresì possibile che Davide vanti tendenze di tipo esibizionistico. Secondo alcune testimonianze, infatti, quest’ultimo sarebbe stato visto camminare completamente nudo sul ballatoio che collegava la sua abitazione con quella di Carol. Ancora. A chi sostiene il movente economico, rispondo così. Non sarebbero state certo le somme nella disponibilità della Maltese a fare la differenza. Come ho esplicato poc’anzi, alla base di un gesto così efferato, c’è ben altro.
La solitudine della vittima
Non appare un dato trascurabile neppure che la scomparsa della ragazza sia rimasta nell’ombra per così tanti mesi. Da tale angolo di visuale, è fondato il sospetto che Davide Fontana fosse perfettamente consapevole dello stato di solitudine che Carol stava attraversando. E, tale ragione, potrebbe averlo fatto sentire maggiormente legittimato a compiere quel barbaro omicidio.
Mi spiego meglio. È altamente probabile che l’uomo fosse a conoscenza della totale mancanza di una rete protettiva intorno alla donna. Rete che avrebbe potuto impedire la tragedia o, quantomeno, che la sua scomparsa rimanesse nell’ombra. In questo senso, se agghiaccianti sono le modalità con le quali Carol ha perso la vita, altrettanto lo sono stati i ritardi nelle ricerche, che possono essere solo in parte giustificati dai depistaggi messi in atto dall'omicida. Una mamma dimenticata da tutto e da tutti.
Perché non si è trattato di raptus
Sentire il bancario parlare di raptus fa venire la pelle d’oca. Per non parlare dell’eco mediatico che ne è derivato. Che cosa si intende esattamente per raptus? Raptus di un soggetto, di cui ho ampiamente descritto le caratteristiche, che ha preso Carol a martellate per ucciderla, l’ha fatta a pezzi e ha acquistato un freezer per nasconderla? Raptus è quello di un “uomo” che ha portato avanti per mesi il suo piano diabolico fingendosi la vittima? No, il raptus non c’entra. E neppure l’impulso. Io vedo una mente lucida, calcolata, abile nell’inscenare la scomparsa di una giovane donna. Che è stata vittima due volte. Perché a farla a pezzi è stata anche la nostra società.