Carol Maltesi aveva 26 anni ed è stata uccisa, come lui stesso ha confessato durante l'interrogatorio, dal suo vicino di casa ed ex fidanzato. Davide Fontana, impiegato di banca e food blogger, avrebbe raccontato nei dettagli cosa le avrebbe fatto: colpita in testa, sfregiata per rendere il volto irriconoscibile, nascosta in un congelatore e poi fatta a pezzi. Oltre all'efferatezza di questo gesto, a lasciare stupiti è anche il fatto che nessuno sembrerebbe essersi accorto della scomparsa della 26enne.
Carol, con origini italiane e olandesi, aveva vissuto a Sesto Calende (Varese). A vent'anni aveva avuto un bimbo che vive ancora adesso con il padre. Aveva iniziato a lavorare come commessa e poi aveva lasciato questo impiego per iniziare una carriera nel mondo del porno con il nome d'arte di Charlotte Angie. La madre vive ancora a Sesto e soffrirebbe, come spiegato a Fanpage.it, di alcuni problemi di salute tanto da usufruire della legge 104. Spesso era la 26enne, ha detto una collega commessa a Fanpage.it, ad accompagnare la madre alle visite mediche.
Davide Fontana ha confessato di averla uccisa a gennaio nell'appartamento della ragazza a Rescaldina (Milano). Ha poi detto di aver abbandonato il corpo, i cui resti sono stati nascosti in quattro sacchi di plastica e lasciati il 20 marzo in un dirupo a Paline, frazione di Borno (Brescia). Due mesi. Due mesi durante i quali nessuno ha visto Carol, nessuno ha sentito la sua voce e nessuno – come confermato a Fanpage.it – ne ha denunciato la scomparsa. A detta dell'ex fidanzato sarebbero arrivati solo alcuni messaggi dalla madre e dall'ex compagno e padre del figlio. Nessuno ha però mai telefonato.
Il suo corpo è stato poi trovato da un passante che ha allertato i carabinieri. Per risalire alla sua identità, gli inquirenti hanno deciso di lanciare un appello e inviare una lista dei tatuaggi presenti sul corpo di Carol. E anche in questo caso, sono stati dei suoi fan – probabilmente persone che la 26enne non conosceva – a riconoscerli e a scrivere a BsNews. I giornalisti della testata hanno poi recuperato il numero e hanno scritto alcuni messaggi. Messaggi a cui ha risposto Davide Fontana fingendosi Carol. È stata quella conversazione, consegnata ai militari, a permettere di dare la svolta determinante alle indagini.
Quello di Carol è stato l'ennesimo femminicidio. L'ennesima dimostrazione di come, in una società patriarcale, ci siano uomini che vedono il corpo delle donne come un oggetto di dominio. Come qualcosa di loro proprietà che possono deliberatamente distruggere, cancellare, ridurre in pezzi e gettare come spazzatura. Un femminicidio che – così come gli altri – ha lasciato rabbia, tristezza, ma soprattutto amarezza perché Carol, purtroppo, è stata vittima due volte: di chi l'ha brutalmente ammazzata e di chi non si è nemmeno accorto che fosse sparita.