Caos vaccini, sindacato dei medici: “Lasciati senza vaccino, Regione Lombardia ci discrimina”
"Regione Lombardia sta riservando ai sanitari delle strutture private lo trattamento che in primavera aveva riservato ai medici di famiglia, lasciati senza le mascherine e i camici in primavera. Allora non bastavano i dispositivi di protezione, oggi a mancare sono i vaccini. Si ripete, a distanza di qualche mese, la stessa discriminazione". Maria Teresa Zocchi, vicepresidente Snami Milano ed esponente di Riscatto Medico, il cartello sindacale maggiormente rappresentativo tra medici di medicina generale, pediatri e liberi professionisti, denuncia a Fanpage.it la situazione impossibile in cui si trovano i dipendenti delle cliniche e degli ospedali privati. A loro, infatti, per la prima volta quest'anno l'amministrazione regionale non fornirà i vaccini.
Perché centinaia di medici, infermieri e sanitari rischiano di restare senza copertura vaccinale?
È noto a tutti che quest'anno ci sono stati grossi problemi sull'approvvigionamento di vaccini. Eppure altre regioni le vaccinazioni sono già in corso, seguendo le indicazioni di tutti i virologi e gli epidemiologi, che hanno suggerito di iniziare prima le campagne quest'anno. Invece in Lombardia arriverà in ritardo, e in quantità non sufficiente per tutti.
Quindi vengono negati alle strutture sanitarie private?
Non avendo abbastanza dosi nemmeno per coprire le categorie a rischio, hanno pensato bene di toglierli ai colleghi delle strutture private. Una disparità assolutamente inaccettabile, una cosa estremamente scorretta.
Le aziende private non possono procurarsi i vaccini come ha chiesto la Regione?
Il problema è che i vaccini non sono reperibili, non ci sono per chi deve farli. Negli anni passati le aziende ricevevano i vaccini da Regione Lombardia. Quest'anno è stato detto loro di arrangiarsi. In alcune strutture la direzione ha proposto la vaccinazione, ma non si sa bene dove prenderanno i vaccini e se arriveranno. e inaccettabile.
È un tentativo di risparmiare sulla pelle dei sanitari?
Sì, e ci saranno medici e infermieri che si ammaleranno e rischieranno di trasmettere l'influenza ai pazienti. L'idea è inaccettabile. Ma ormai l'unica alternativa è che le aziende riescano a reperire le dosi.
Cosa chiedete ora alla Regione?
La speranza è che ci ripensino, ma la vedo molto difficile. Stiamo festeggiando 500mila dosi in più reperite per la popolazione a rischio. Ma le persone da proteggere ancora ben di più rispetto alla fornitura disponibile. Temiamo che tanti resteranno fuori.
E adesso?
Ora non c'è più tempo, le soluzioni andavano trovate prima.