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Cantù: malato di Sla rifiuta la tracheotomia e si lascia morire al pronto soccorso

Un 72enne malato di Sla ha rifiutato la tracheotomia e si è lasciato morire una volta arrivato al pronto soccorso di Cantù, in provincia di Como. L’uomo era affetto dalla malattia degenerativa da 19 anni e per questo motivo aveva redatto in Comune il testamento biologico. La moglie in un’intervista ha definito il marito “lucido e determinato” nella sua scelta.
A cura di Simona Buscaglia
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Immagine di repertorio
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Un uomo di 72 anni, malato di Sla (Sclerosi Laterale Amiotrofica), appellandosi al testamento biologico, una volta arrivato in pronto soccorso a Cantù,  ha chiesto che non gli venisse effettuata la tracheotomia. Il 72enne non ha voluto nessun accanimento terapeutico. Da quasi 20 anni soffriva di questa malattia degenerativa e da circa un decennio era seguito dal reparto di Riabilitazione Cardiorespiratoria dell’ospedale Sant’Antonio Abate diretto da Antonio Paddeu, centro di riferimento provinciale per chi soffra di questa patologia.

La moglie: "Era lucido e determinato"

La moglie Liliana, in un'intervista al quotidiano "La Provincia di Como", ha ricordato la volontà del marito di avere il testamento biologico sempre con sé, perché senza un'esplicita volontà, se gli fosse successo qualcosa, i medici avrebbero fatto di tutto per salvarlo, anche se questo voleva dire vivere attaccato a una macchina. "Aveva chiesto di andare in Comune per farlo – ha detto la moglie Liliana – e ogni volta che uscivamo di casa mi chiedeva se l’avevo con me. Era spaventato all’idea di stare male, di venire portato d’urgenza in pronto soccorso e di venire sottosto a terapie invasive. Ma lui non voleva assolutamente l’accanimento terapeutico. Era lucido e determinato". La moglie ha raccontato che l'uomo aveva perso la sua gioia di vivere e il segnale era stato che "non guardava più nemmeno il Milan". Se ci fosse stata la possibilità di avere l'eutanasia legale in Italia, la moglie non ha escluso che ne avrebbe usufruito. Pochi giorni fa sono state depositate in Cassazione le firme raccolte per il referendum sull’eutanasia legale: sono un milione e duecentomila, di cui quasi 400mila raccolte online, circa un terzo del totale.

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