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Campi rom abusivi, dalla candidata Pavlović (lista Pd) spunta una possibile soluzione

Dijana Pavlović, candidata del Pd a sostegno di Beppe Sala, ha presentato una possibile soluzione alla questione dei campi abusivi a Milano. Si tratta delle micro aree, esperimenti già portati avanti in Emilia Romagna attraverso una delibera regionale. Secondo Pavlović sarebbe possibile realizzarle anche nel capoluogo lombardo, unite a interventi di edilizia popolare con affitti calmierati.
A cura di Simona Buscaglia
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Immagine di repertorio
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Una soluzione ai campi rom abusivi a Milano arriva dalla candidata alla lista del Pd a sostegno di Beppe Sala, Dijana Pavlović. Si tratterebbe delle cosiddette micro aree, considerate come se fossero edilizia popolare. Si adatterebbero a un bisogno particolare delle popolazioni rom e sinti, che vivono in famiglie allargate, di almeno dieci persone, e che lavorano spesso ad esempio nello spettacolo viaggiante.

Che cosa sono le micro aree?

Una delibera della regione Emilia Romagna ha dato il via a questo tipo di sperimentazione abitativa per ridurre la tensione con le comunità esterne, tipica degli agglomerati di grandi dimensioni, oltre a diminuire i costi di gestione per le pubbliche amministrazioni, favorendo maggiormente l'inclusione. Nelle micro aree viene definito un responsabile che la gestisce e che assume gli obblighi giuridici. Possono essere pubbliche o private, cioè costruite su territori di proprietà di uno dei membri del nucleo. Queste micro aree non prevedono concentrazioni eccessive e sorgono in zone comunque collegate con gli altri centri abitati, permettendo di raggiungerle con facilità in modo autonomo. Esistono poi al loro interno dei requisiti minimi da rispettare, igienici e di costruzione, come pavimentazioni e servizi elettrici e fognari. All'interno di queste aree possono esserci roulotte e camper, abitazioni mobili o prefabbricati, in legno o in un materiale diverso dalla muratura.

Quanti sono i campi rom a Milano?

"A Bologna c'è una legge regionale che riconosce rom e sinti come una minoranza che ha esigenze abitative diverse e usano i fondi per creare le micro aree – ha detto Pavlović in una conferenza stampa – In Lombardia questa legge non c'è però ne abbiamo delle altre, come quella regionale numero 12, che permetterebbe comunque questo tipo di interventi". A Milano ci sono quattro campi regolari: in via Abbiategrasso, in via Negrotto, in via Peppino Impastato e via Bonfadini e poi ci sono quelli irregolari in Monte Bisbino e in Vaiano Valle, in via di sgombero. "Per i campi regolari non c'è bisogno di micro aree se applichiamo le richieste fatte dalle stesse famiglie – ha detto Pavlović – Il campo di via Chiesa Rossa è di fatto un villaggio in ottime condizioni, curato e pulito, le persone vivono pacificamente. Bastano pochi interventi per renderlo parte integrante della zona 5 di Milano. La stessa cosa in via Negrotto. Quella di Peppino Impastato è già una micro area di fatto, si tratta di una famiglia allargata. Quello più problematico è quello di via Bonfadini, da anni in uno stato di degrado che bisogna affrontare. Lì chi ci vive, dei rom abruzzesi, hanno già fatto e rifatto domanda per le case popolari, e serve fare un intervento per superare il campo. Lì si può intervenire con le micro aree".

Altre soluzioni di edilizia popolare ai casi di particolare indigenza

"Molti di coloro che vivono in situazioni di particolare indigenza sono andati ad occupare lo sfitto delle case popolari – ha aggiunto Pavlović – come in via Bolla o in Corvetto o a San Siro. Questi casi bisogna inserirli in un discorso più generale di edilizia popolare. La situazione di via Bolla è impossibile per tutti quelli che ci vivono. Ci sono donne e uomini con contratti di lavoro che fingono di non essere rom per mantenere il loro posto. Poi c'è anche la delinquenza ma bisogna distinguerla, famiglia per famiglia, non si può generalizzare". Esiste anche la questione delle morosità incolpevoli: "Ci sono persone che soprattutto dopo il Covid non ce la fanno più a pagare l'affitto – conclude Pavlović – Se insisti butti solo la parte più fragile della popolazione in mezzo a una strada, e questo non può assolutamente succedere, oltre a diventare un costo sociale enorme. O siamo in grado di fare un intervento di inclusione lavorativa per poter recuperare queste persone o bisogna mettere in campo una sanatoria". Tra le altre soluzioni individuate ci sono anche politiche di calmierazione degli affitti e la reintroduzione del "riscatto", cioè la possibilità di acquisto finale dell’immobile da parte dell’affittuario.

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