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“Cambierei Cenerentola e Biancaneve, la violenza sulle donne parte anche dalle favole”: parla la Pm Mannella

“Cambierei il finale della Bella addormentata o di Biancaneve che tutti conosciamo. Quando la principessa si sveglia, dovrebbe dire al principe: ‘Ho perso anche già tanto tempo. Ora vado a trovarmi un buon lavoro’. Così la Pm che indaga sul femminicidio di Giulia Tramontano e sulla denuncia per violenza a carico di Leonardo Apache La Russa spiega a Fanpage.it perché bisogna partire dall’educazione dei più piccoli per contrastare la violenza di genere.
A cura di Giorgia Venturini
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A Milano a guidare il quinto dipartimento della Procura di Milano che si occupa di tutela delle vittime vulnerabili e della violenza di genere è la procuratrice aggiunta Maria Letizia Mannella. A lei viene affidato il coordinamento delle indagini sui casi di femminicidi, violenze sessuale e maltrattamenti. Tra i recenti casi di cui si occupa c'è anche quello dell'omicidio di Giulia Tramontano e della recente denuncia per violenza sessuale fatta da una ragazza di 22enne verso Leonardo Apache La Russa, il figlio del presidente del Senato.

Ma come si ferma la violenza sulle donne? Cosa bisogna cambiare? Lo ha spiegato a Fanpage.it la procuratrice aggiunta Letizia Mannella che da anni si occupa di queste tematiche nelle aule di Tribunali.

Procuratrice, quanti sono i tipi di violenza sulle donne?

Ci sono sostanzialmente tre tipi di violenze nei confronti delle donne. E questi tipi di violenza delineano anche l'autore.

Abbiamo la violenza nell'ambito familiare commessa dal marito, il convivente, spesso anche il fratello o il fidanzato della donna.

La seconda tipologia di violenza è quella dello stalking: l'uomo perseguita la donna tale da renderle la vita impossibile e a farle cambiare abitudini. L'uomo è convinto che la donna debba ritornare a stare con lui e non accetta una scelta diversa della donna.

Poi ci sono le violenze quelle definite da strada: dai palpeggiamenti allo stupro.

In cosa consiste il delitto di maltrattamenti? 

Ci sono percosse, violenze varie di vario tipo e anche maltrattamenti psicologici. L'uomo fa di tutto per rendere la vita della donna molto difficile e triste, addirittura invivibile. Sulla donna l'uomo scaricare le proprie frustrazioni, perché la ritiene l'anello più debole.

Quando la donna reagisce e quindi non è più sottomessa alla violenza, si crea quello che viene considerato il ciclo della violenza. L'uomo si pente, le dice che senza di lei non può vivere. La donna lo perdona ancora una volta e insieme vivono un periodo di relativa serenità, la cosiddetta "luna di miele". Ma nel momento in cui si raggiunge la serenità, l'uomo riprende anche la violenza.

Come si esce da questo ciclo di violenza?

Il rimedio per uscire dal ciclo della violenza per la donna è quello di rendersi autonoma economicamente. I centri antiviolenza hanno delle strutture di aiuto parallele che consentono e aiutano la donna a trovare un lavoro.

Le forze dell'ordine, quando c'è una situazione di violenza, intervengono al momento, ma poi c'è il domani e il domani significa anche bisogni economici, bollette da pagare, fare la spesa tutti i giorni. Una donna sopraffatta dai bisogni economici è facile che ritorni dal suo aguzzino.

Alle donne delle generazioni future quindi raccomando di rendersi autonome. È il primo cardine per non subire o per uscire dalla violenza.

Ogni anni accadono femminicidi e maltrattamenti nei confronti delle donne. Come si ferma questa fenomeno criminale?

È necessario uno scatto culturale. Bisogna chetutti, uomini e donne, vengano considerati entrambi forti. Siamo tutti forti, anche se in modo diverso. Su questo bisogna educare fin dalle scuole elementare, dove le figure di riferimento devono riuscire a far capire che i bambini e le bambine sono uguali.

Non devono esserci sport adatti ai maschi e alle femmine. Bisogna far capire già ai bambini che sia maschi che femmine sono capaci di fare tutto, perché questa è la realtà.

Secondo lei questo tipo di educazione manca nelle scuole?

Si sta, a mio avviso, progressivamente avanzando verso questo tipo di educazione.

In "attesa" che si completi questo tipo di educazione della società la donna cosa può fare?

Spesso noi donne ci sottovalutiamo: pensiamo che senza un uomo che ci valorizzi noi valiamo meno. E non va bene.

D'altra parte le favole che ci raccontano fin da piccole raccontano di donne, da Cenerentola a Biancaneve, che si sono salvate grazie a un uomo. Ma nella vita non è così. Cambierei il finale della bella addormentata o di Biancaneve che tutti noi conosciamo: quando lui la sveglia con il bacio e lei prende e lo segue sul cavallo. No, io lo cambierei: quando la principessa si sveglia, saluta e ringrazia il principe. E poi gli dice: ‘Ho perso anche già tanto tempo. Ora vado a trovarmi un buon lavoro'.

In attesa che ci sia questo scatto culturale il mio consiglio alle donne è quello di non accettare l'ultimo incontro chiarificatore: capita spesso che l'uomo cerca di convincere la donna ad avere quello che è l'appuntamento ‘per chiarire'. Spesso le dice che dopo questo appuntamento non si farà più vivo. Ma in realtà è un momento in cui l'uomo pretende solo di prevaricare sulla volontà della donna, costi quel che costi.

Per questo non conviene presentarsi: perché la persona che chiede il cosiddetto incontro chiarificatore spesso non vuole chiarire niente, vuole imporre la propria volontà.

Secondo lei è un problema solo di educazione culturale oppure mancano ancora delle leggi che tutelano le donne? 

A mio avviso il codice rosso ha creato una rivoluzione in campo normativo per tutelare le donne. Ha introdotto l'urgenza a procedere. Ma soprattutto ha fatto in modo che, ad esempio, il maltrattamento in famiglia è diventato un problema sociale di tutti.

Spesso riceviamo denunce di vicini di casa e di insegnanti che vedono il bambino con i lividi a scuola oppure che in un tema in classe scrive che il padre picchia la madre. Prima del codice rosso non avveniva. È importante anche ricordare che il codice rosso consente l'anonimato a chi denuncia le violenze.

A Milano si legge spesso di molesti o stupri anche in strada. Secondo lei viviamo in una città sicura?

Come tutte le grandi città Milano è una città esposta, ma a mio avviso è sicura. Pensiamo che, e questo è molto importante, di tutti gli stupri abbiamo sempre individuato il responsabile.

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